Il 6 maggio scorso, la Cosmed (Confederazione sindacale della dirigenza medica e sanitaria) ha organizzato a Roma un convegno dal titolo: “Dirigenza Pubblica: i decreti delegati della legge 124/2015 e il nuovo modello contrattuale”.
Tra gli intervenuti all’evento anche il presidente dell’Aran, Sergio Gasparrini, che ha fatto il punto sullo stato dell’arte della trattativa per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, al palo dal 2009.
“Ci sono voluti sei anni per definire le aree contrattuali per i comparti della Pubblica Amministrazione - ha detto il n. 1 dell’Aran - e questo la dice tutta su quanto sarà lungo l'avvio delle trattative per il rinnovo dei contratti", tanto più che a pesare è il "macigno dei soldi. Speriamo che dalla prossima legge di stabilità arrivi qualcosa in più".
"I 300 milioni di euro previsti dalla legge di Stabilità per il rinnovo dei contratti pubblici - ha sottolineato Gasparrini - sono oggettivamente pochi, perché al di là degli incrementi retributivi, pur volendoci fare formazione, riqualificazione o welfare, sono abbastanza esigui: si tratta di un aumento dello 0,4% per monte salario, nel recente passato gli incrementi erano del 5-6%, in pratica meno di un decimo. Inoltre non si può dimenticare che questo aumento così modesto arriva dopo 6 anni di blocco contrattuale".
“Fortunatamente - ha aggiunto il presidente Aran - l’accordo su aree e comparti ha restituito un minimo di serenità al mondo della sanità pubblica. Immagino che ci sarà una spinta forte alla ripresa della contrattazione perché oggettivamente dopo tanto tempo è insostenibile. Verosimilmente si dovrebbe partire dopo l’estate e in quella fase vedremo quali sono le distanze”. E in questo senso Gasparrini auspica risorse in più nella prossima Stabilità: “Potrebbe certamente aiutare ad avvicinare le parti”.
E sì, proprio così. Il governo, infatti, stando alle indiscrezioni, con la prossima legge di stabilità conta di aggiungere al risibile stanziamento di 300 mln di euro per il 2016 altri 6/700 mln per il 2017, così per i circa 3 milioni di dipendenti pubblici, all’incremento mensile lordo di 5/6 euro per il 2016, se ne aggiungerebbe un altro di 13/14 (sempre lordi) per l’anno successivo.
In pratica, poco più di 2 euro mensili lordi per ogni anno di blocco contrattuale.