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Domenica, 28 Apr 2024

I dati dell'associazione "Ossigeno per l'Informazione", sostenuta da Stampa Romana, non sono affatto incoraggianti. A dicembre 2023, il Contatore di Ossigeno per l'Informazione ha superato quota settemila giornalisti minacciati a partire dal 2006: di questi, ben 500 sono stati conteggiati esclusivamente nel corso del 2023. Il 24% sono donne, con una percentuale del 10% causato da minacce di genere. E' dunque un fatto che "l’Italia sia il paese con più giornalisti minacciati", secondo gli elementi raccolti e verificati da Ossigeno, con numeri che non hanno paragone in altri paesi. Insomma "un grande problema irrisolto, che meriterebbe molta più attenzione e adeguate soluzioni".

Secondo la rilevazione effettuata da gennaio a dicembre di 2023 sono stati segnalati 186 episodi di intimidazioni e minacce nei confronti di operatori dei media (giornalisti, blogger, video-operatori). Le verifiche sono state fatte applicando il metodo consolidato che fornisce oltre 50 indicatori e implica un complesso lavoro redazionale di fact-checking. Altri 55 casi rilevati dall’Osservatorio sono stati segnalati come probabili intimidazioni, cioè come episodi sui quali l’Osservatorio ha potuto raccogliere dati non sufficienti per dichiarali certificati.

Ma rispetto al 2022, sono stati censiti in realtà meno minacciati: erano stati 721 l’anno scorso. Tuttavia ciò non significa che la situazione sia migliorata, perché - come già rilevato nel rapporto del primo semestre di quest’anno - nel 2023, l’Osservatorio ha operato con meno risorse e quindi mettendo al lavoro meno osservatori. E "come abbiamo imparato nella stagione del Covid, con meno risorse si fanno meno tamponi e si trovano meno positivi".

Quali sono le minacce, da chi provengono e da dove.

Il fenomeno delle intimidazioni contro chi divulga notizie di interesse pubblico è perciò rimasto una questione insoluta, con un'incidenza non inferiore a quella dell’anno precedente e con lo stesso andamento preoccupante già evidenziato dai dati del Ministero dell’Interno. Anche nel '23, inoltre, molti giornalisti hanno taciuto le violenze e gli abusi subiti, rinunciando a denunciarli per paura di subire ulteriori danni, per timore di essere isolati e per scarsa fiducia nelle istituzioni di fronte al continuo rinvio delle contromisure.

I dettagli riportati sono stati ricavati in relazione ai 319 intimiditi in 131 episodi di violazione alla libertà di stampa certificati in modo approfondito. Il 36% ha subito forme di avvertimenti, soprattutto insulti, minacce verbali e attacchi sui social; il 34% è stato vittima di abusi di azioni legali, soprattutto querele temerarie; il 13% di aggressioni fisiche; l’11% ha subito un ostacolato accesso all’informazione; infine, il 5% ha avuto danneggiamenti all’attrezzatura di lavoro.

La maggior parte delle minacce è di origine sociale, privati cittadini soprattutto (37%); gli esponenti pubblici sono coloro che nel 29% dei casi rivolge avvertimenti ai cronisti. In particolare, oltre la metà degli episodi di abuso di denunce e azioni legali proviene da amministratori locali o esponenti politici nazionali. La matrice mafiosa o di altri ambienti criminali corrisponde al 13% dei casi. Seguono, parimenti al 7%, la provenienza sconosciuta, come nel caso delle lettere intimidatorie e le minacce dal mondo imprenditoriale. Infine, si attestano al 3% le intimidazioni che derivano dal mondo editoriale e mediatico. Quanto alla distribuzione geografica, il Lazio è la regione con il più alto numero di minacciati (31% rispetto al totale), dato che conferma la tendenza degli ultimi anni. Seguono la Sicilia (16%) e la Campania (14%).
(Rex/Adnkronos)

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