«Dicono, che una certa Aglaonice, figlia di Egamone Tessaliense, stava osservando sul Monte Ossa la Luna, dalla quale tirava poscia i suoi pronostici per le cose avvenire, e che essendo veduta da varie femmine ignoranti, fu da esse accusata, come se tentasse di far cadere dal Cielo la Luna, e perciò venne precipitata dal suddetto monte.» (Giuseppe Ricchino Malatesta, Corpus omnium veterum poetarum Latinorum cum eorundem italica versione, 1752, p. 384).
Assieme all’accadia En Hedu’Anna e all’egizia Aganice, Aglaonice è considerata la terza vera astronoma dell’antichità, soprannominata la “sacerdotessa della Luna”.
Si dice di lei che praticasse la magia, che fosse capace di “far scomparire l’astro notturno”. In realtà, era in grado di predire le eclissi lunari con esattezza grazie all’istruzione matematica ricevuta in Mesopotamia.
Il frutto dello studio del comportamento della luna e del ciclo metonico venne interpretato come “capacità di far scomparire la luna per spaventare gli uomini e per dimostrare che il suo potere era immensamente maggiore del loro”.
Plutarco scrisse di lei che era perfettamente familiarizzata con i periodi della luna piena e che, sapendo il momento preciso in cui si sarebbe prodotta l’eclisse, lei stessa avrebbe fatto credere a tutto il mondo che poteva “abbassare la luna fino alla terra”. Nella stessa linea, Orazio, Virgilio e Platone, la definiscono come “capace di staccare la luna dal cielo”.
Alcune astronome, allieve di Aglaonice, si associarono a lei e cominciarono ad essere additate come “streghe di Tessaglia”, un gruppo di donne molto famoso e attivo durante il III secolo a. C.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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