di Rocco Tritto
I politici italiani sono tra i più pagati d’Europa.
Ma i lauti emolumenti che mensilmente percepiscono sembrano essere inversamente proporzionali alle loro capacità di risolvere i problemi della nazione. L’incoscienza con la quale si fanno promotori di iniziative, che secondo loro dovrebbero rappresentare la panacea di tutti i mali, è a dir poco sconcertante.
Per settimane schiere di deputati-soloni, tutti approdati in Parlamento per designazione “divina”, che si alternano in talk show televisivi, da tempo ridotti al rango di insulsi quanto inutili tornei di oratoria paesana, hanno pensato bene di indicare nei costi delle pensioni e in quelli dei dipendenti della pubblica amministrazione le cause del dissesto.
Tra la schiera di conduttori televisivi, anch’essi strapagati, non ce n’è stato uno che abbia avuto uno scatto di dignità, per mettere alla porta simili mistificatori della realtà.
Tra i responsabili della critica situazione finanziaria in cui versa l’Italia, se vanno inseriti a pieno titolo gli ingenti costi della politica, l’evasione fiscale, gli sperperi della pubblica amministrazione in tema di appalti, consulenze e pessima organizzazione, non può esserci posto né per il costo delle pensioni, il cui sistema è tra i più solidi (dopo una serie di dolorosi tagli iniziati nel 1994), né per quello dei lavoratori pubblici, che sono tra i peggio pagati del continente europeo.
La causa della rovina del nostro Paese deve essere ricercata soprattutto nella inadeguatezza di una classe politica, che conquista l’ambito scranno parlamentare per semplice designazione da parte del socio di maggioranza del partito di appartenenza e non a seguito di democratica elezione da parte del popolo. Che, da tempo, non è più sovrano.