La costatazione è amara ma oggettiva e riguarda non solo l'Italia ma l'Europa, visti i risultati ultimi delle politiche in Grecia e delle amministrative in Spagna.
Italia. Come sarebbe serio fare, i risultati dei ballottaggi andrebbero visti caso per caso e rapportati alle situazioni locali. Tuttavia, due dati generali risultano evidenti e persistenti: l'astensione continua a crescere e la destra post fascista al governo continua ad estendere la sua ombra nera. Le due cose sono connesse.
Un'inversione di tendenza appare sempre più legata alla capacità della sinistra e del fronte progressista di riportare alle urne quei milioni di elettori disillusi e sfiduciati, soprattutto presenti nei ceti popolari e fra i lavoratori che giacciono inerti, sebbene rancorosi, e allergici alle urne.
Su questo il dibattito e la lotta politica sono apertissimi e riguardano tutti i soggetti attualmente facenti parte del cosiddetto, quanto ancora evanescente, campo progressista.
È mia opinione che l'esigenza principale da affrontare sia fatta essenzialmente di due cose anche qui interconnesse tra loro: sapersi collegare, con proposte concrete e fattibili, alle preoccupazioni dominanti (inflazione) per correlarle ai temi più generali - sanità, scuola, trasporti, casa, transizione ecologica e ambiente, pace ecc. - e ancorare a questo un processo di unità della coalizione progressista.
E qui ancora non ci siamo proprio. Elly Schlein ne deve fare di strada per corrispondere alle speranze suscitate; e Conte deve altresì rinunciare alla tentazione di guardare al proprio "particulare" senza farsi carico dell'esigenza unitaria. La tattica, suggerita da Travaglio, dell'andare divisi per colpire uniti, nel caso italiano è quantomai deleteria.
Probabilmente, i soliti noti, dentro e fuori il Pd, cercheranno di approfittare di questo risultato elettorale negativo per rialzare la testa e riportare stabilmente il partito all'antico ovile centrista, buonista e lingottista in cui nacque, ma fu proprio quello stazzo, in particolare, a produrre i guasti di abbandono e sfiducia fra i lavoratori e i ceti popolari, che hanno alimentato in qualche modo, e in un onda lunga, perfino la destra post fascista.
Il problema della sinistra e dei progressisti è come andare avanti e non certo quello di tornare indietro.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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