I drammatici avvenimenti in corso in Russia non devono far gioire e, tanto meno, tranquillizzare. Il colpo di Stato di Prigozhin, così lo definisce Lucio Caracciolo, è la prima conseguenza agli equilibri politici autocratici interni al Cremlino. Sono un effetto della guerra di aggressione avviata da Putin contro l'Ucraina che non è stata un successo, anche se la partita, probabilmente, non è solo fra Putin e il "ribelle e traditore" Prigozhin.
Bisogna vedere che succederà e che faranno il capo di stato maggiore Gerasimov e il generale ministro degli Esteri Shoigu, obiettivi privilegiati degli attacchi politici insistenti fino al limite dell'insulto personale del capo della Wagner negli ultimi mesi. Arrivati a ribaltare anche la vulgata di Putin sull' "operazione militare speciale" per denazificare l'Ucraina.
Per la prima volta, è concretamente apparsa una realtà da sempre sottesa alla guerra e alla prospettiva della strategia della "vittoria sul campo": all'autocrate Putin potrebbe subentrare qualcuno peggio di lui alla testa di un paese che è tuttora una potenza nucleare che possiede 6000 testate atomiche.
Solo degli insani di mente, che ovviamente non mancano, possono godere di quel che sta succedendo in Russia. Infatti, le reazioni delle leadership, non solo occidentali più avvedute, sono all'insegna della preoccupazione e della prudenza. In questo senso il silenzio cinese sembra significativo.
Il colpo di Prigozhin ha messo subito in secondo piano l'andamento a rilento della controffensiva ucraina. E ha fatto concretamente emergere come inquietante un'incontrollata destabilizzazione della Russia.
Tutto ciò dovrebbe indurre ancor più tutti, dai protagonisti sul campo ai loro alleati e agli Stati e alle forze interessate a vario titolo alla pace, a intensificare gli sforzi per cessare la guerra e avviare una trattativa per la pace e la sicurezza di tutti.
Il colpo di Prigozhin ha fatto emergere anche un altro aspetto sempre sottaciuto dagli atlantisti forever e dalle vestali della democrazia e della libertà: all'affermarsi in Ucraina di una "pace giusta" è legata anche un'evoluzione positiva e democratica del regime autocratico russo.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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