Domenica scorsa vi sono state le elezioni in Grecia. Come ampiamente previsto le ha rivinte Nuova democrazia che, essendosi votato con un sistema elettorale maggioritario, ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi con il 40,5% dei voti. Il calo degli elettori è stato rilevante: circa 8 punti in meno dal 61% al 53%.
L'estrema destra è cresciuta sfiorando il 13% e con l'entrata in parlamento, oltre a Soluzione Ellenica e la nuova formazione Niki, del partito degli Spartani erede del neonazista Alba dorata. La sinistra, divisa fra Syriza (17,84%) - che ha lasciato sul campo altri 2 punti abbondanti di percentuale rispetto a maggio - Pasok (11,85%), comunisti del Kke (7,69%) e MeRA25 di Varoufakis (2,5% circa) che però non raggiunge la soglia di sbarramento del 3% rimanendo fuori del parlamento, raggiungerebbe poco più del 40,5% di Nuova democrazia.
Solo che parlare di unità della sinistra greca è sognare ad occhi aperti, viste le distanze abissali che persistono fra le diverse formazioni. Manco la crescita dell'estrema destra probabilmente porterà loro consiglio. Tra i vari partiti entrati in parlamento c'è pure Rotta di libertà (3,17%), un partito che si definisce antisistema né di destra né di sinistra, un po' trasversale e un po' grillino se si pensa al nostro M5s delle origini.
Complessivamente un altro segnale negativo per la sinistra europea e preoccupante per la crescita della destra e dell'estrema destra.
Ancor di più - una vera e propria campana d'allarme per l'Europa democratica - è la vittoria elettorale, sempre domenica scorsa, in Germania nel distretto di Sonnemberg in Turingia del candidato dell'Afd (Alternative fur Deuchland) di estrema destra Robert Sesselmann che ha battuto (52,8% contro il 47,2%) il candidato della Cdu Juergen Koepper sostenuto da una coalizione antifascista Cdu, Spd, Verdi, liberali e Linke.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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