di Rocco Tritto
L’articolo di apertura, a firma di Franco Mostacci (dopo quello apparso sul Foglietto n. 23), fa chiarezza su un aspetto che, fino a oggi, nessuno ma proprio nessuno si è preoccupato di analizzare. Perché? Chissà.
Per i dipendenti della pubblica amministrazione, il costo della iniqua manovra correttiva sarà di proporzioni gigantesche e per quelli della Ricerca, in particolare, può superare i 100 mila euro.
Un sacrificio senza precedenti nella storia dell’Italia, che denota una grave e ingiustificata disparità di trattamento nei confronti di 3,5 milioni di cittadini italiani che, a differenza, di molti altri milioni, pagano puntualmente imposte e tasse con le quali lo Stato patrigno eroga servizi anche ai più incalliti evasori fiscali che, al pari di corrotti, corruttori, speculatori (il cui volto è facile scoprire) e amministratori della cosa pubblica avvezzi alla mala gestio e agli sperperi , sono i veri responsabili della crisi economica.
Un governo che decide di far pagare il “conto” ai lavoratori pubblici dimostra, dal punto di vista etico, di essere intriso di maligno pregiudizio; dal punto di vista giuridico, di essere aduso alla disparità di trattamento; da quello politico, infine, di essere cronicamente inefficiente ad amministrare un Paese la cui Carta fondamentale (che non a caso lorsignori vorrebbero stracciare) ha tra i suoi capisaldi l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
L’auspicio di tantissima gente comune, rispettosa delle leggi, che non chiede privilegi, legittimi impedimenti, scudi fiscali, condoni di ogni genere e che non ha nulla da temere dalle intercettazioni disposte dalla magistratura, è quello di liberarsi al più presto di codesto governo.
Un auspicio legittimo. Che è anche il nostro.