Con il maxi emendamento del Governo, approvato al Senato con il voto di fiducia, la manovra correttiva dei conti pubblici è ulteriormente peggiorata sotto il punto di vista dell'equità e della sostenibilità.
Se qualcuno si era illuso che il dibattito parlamentare potesse riequilibrare il peso dei sacrifici è stato smentito dai fatti.
La manovra economica, per come si va delineando, non contiene alcuna misura di sviluppo economico e sociale e non pone un freno alle continue ruberìe ai danni della collettività.
A pagare il conto delle allegre gestioni della cosa pubblica non saranno i colpevoli, ma i lavoratori dipendenti le donne e i giovani.
Ma più che di una riforma si deve parlare di un'altra spallata per il definitivo smantellamento del sistema di protezione sociale del nostro Paese. Una scelta scellerata di un governo gerontocratico che scarica il debito pubblico attuale sulle generazioni future alle quali non sarà garantita una pensione di sussistenza.
E se nel passato misure così penalizzanti scuotevano le coscienze civili e democratiche oggi sembrano prevalere tra i lavoratori acquiescenza e rassegnazione, complice una parte del sindacato, schieratosi apertamente a favore del Governo.
Non c'è da sorprendersi, quindi, se Tremonti ha espresso pubblicamente la sua gratitudine nei confronti del segretario della Cisl Bonanni, auspicando che occupi presto un posto di governo, come ministro delle Attività Produttive o ai vertici dell'Inps.