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Mercoledì, 16 Lug 2025

di Luca Marchetti

Il ricatto, di Eugenio Mira con Elijah Wood, John Cusack, Allen Leech, Kerry Bishe, Tamsin Egerton, Dee Wallace-Stone, Alex Winter, Don Kress, Don McManus, durata 90’ nelle sale dal 20 marzo 2014 distribuito da M2 Pictures.

Il giovanissimo pianista Tom Selznick è l’artista più importante della sua generazione. Dopo aver lasciato la Musica per problemi di panico, il musicista decide di tornare su un palcoscenico soprattutto per ripagare l’amore della sua bellissima moglie Emma, la donna che gli è sempre stata accanto in questi anni.

Nella serata speciale che celebra il suo ritorno, però, una minaccia mortale incomberà sopra la performance di Tom, impegnato con La Cinquette, il brano impossibile.

Presentato come film di chiusura all’ultimo Festival di Torino, Il ricatto (Grand Piano, nella versione originale) arriva finalmente nelle sale italiane, dopo un lungo percorso internazionale, colmo di grandi elogi e apprezzamenti.

Scritto dal promettente Damien Chazelle, regista dell’acclamato dramma musicale Whiplash, Il ricatto si presenta immediatamente come un omaggio sincero al miglior thriller d’annata, guardando al cinema di Hitchcock (il primo pensiero corre per forza a L’uomo che sapeva troppo) o al miglior Brian De Palma (le regie de Il fantasma del palcoscenico o di Omicidio in diretta, ad esempio).

Basato su uno script incalzante, sempre sul filo del rasoio, il film, infatti, ha l’obiettivo primario di mantenere sempre la tensione alle stelle, non lascando un attimo di respiro allo spettatore.

Lo spagnolo Eugenio Mira, però, nonostante abbia riferimenti “filologici” altissimi, arriva a un risultato finale alquanto deludente. Forse influenzato eccessivamente dal produttore Andres Guerra e dai suoi gusti eccessivamente meccanici (Guerra è stato anche il padre dell’esercizio di stile Buried), il film si dimostra presto come un giallo divertente ma senza anima.

Il lungo, e alla fine asfissiante, gioco al massacro tra lo spaventato Elijah Wood e la voce angosciante di John Cusack perde il paragone diretto con il mediocre In Linea con l’assassino di Joel Schumacher, ripetendone anche molti “movimenti”.

La storia, dunque, s’ingolfa in un’ostentata ripetizione, divisa tra motivazioni narrative risibili e un finale da dimenticare.

A tenere davvero in piedi la pellicola, alla fine, non resta che l’interpretazione solida del protagonista Elijah Wood, pianista sull’orlo di una crisi di nervi. L’attore americano, infatti, dimostra ancora una volta di essersi svincolato dall’iconico Frodo de Il signore degli Anelli, confermandosi come star di un cinema di genere dove il suo gelido sguardo disperato è sempre convincente.

Discorso diverso, invece, per il comprimario Cusack, attore di punta dello scorso decennio, diventato ormai l’ombra dell’attore di un tempo.

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