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Lunedì, 29 Apr 2024

Sembra allargarsi il buco nelle casse del Cnr. Sono quasi 34 i milioni di euro per finanziamenti esterni che l’ente, presieduto dall’ex ministro Gino Nicolais e diretto da Paolo Annunziato, non ha incassato alla data 31 dicembre 2014. Alcuni di questi milioni, stando ai rumors, potrebbero rivelarsi non più esigibili.

L’allarme è partito dall’Ufficio contabilità generale e bilancio dell'ente, che evidenziava sin dall’aprile 2014 una situazione amministrativa non rosea per alcuni istituti, incluso “un elevato volume di accertamenti residui reiscritti sul bilancio Cnr, anche di remota provenienza ed una insoddisfacente ed improduttiva attività di recupero del credito”.

Diverse le criticità segnalate dal predetto Ufficio, tra le quali figurano l’Istituto di fisiologia clinica (Ifc), con sede a Pisa e sezioni a Lecce, Massa, Milano, Reggio Calabria, Siena e Roma; l’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa), con sede a Firenze e sezioni a Trento e Catania; l’Istituto per l’ambiente marino costiero (Iamc), con sede a Napoli e sezioni a Capo Granitola, Castellamare del Golfo, Mazara del Vallo, Messina, Oristano e Taranto e l’Istituto di scienze neurologiche (Isn), con sede a Cosenza e sezioni a Catanzaro e Catania.

L’ammontare delle partite non incassate, stando a quanto scritto nel documento interno dell'ente di piazzale Aldo Moro, sarebbe pari a circa 13 milioni di euro per Ifc; 4,7 milioni, per Ivalsa; 12,4 per Iamc e 4 per Isn. In totale, mancherebbero all’appello circa 34 milioni di euro.

Si tratta di cifre non riscosse ma, tuttavia, in parte già impegnante e spese, grazie al meccanismo delle anticipazioni rese disponibili dalla sede centrale per crediti accertati dagli Istituti. Crediti che, ora come ora, non sembrano essere più tanto certi, come rileva appunto l’Ufficio contabilità, che segnala che “per alcune entrate, non sono stati forniti elementi che certificano l’effettiva esigibilità dell’importo iscritto in bilancio”.

I crediti in esame sarebbero frutto di partite contabili, contratti, convenzioni e finanziamenti a far data dal 2005, parte dei quali a rischio prescrizione.

Una pesante eredità per i neo direttori dei rispettivi Istituti, tutti insediatisi da meno di un anno, ma accomunati dal doversi fare carico di gestire attività finalizzate al recupero crediti. Un’operazione faticosa e dagli esiti incerti, ancor di più se si considera che molte di tali somme, poiché già oggetto di anticipazione, non potranno essere investite in nuovi progetti di ricerca.

L’attività, peraltro, ha già ingolfato il nuovo management della rete scientifica dell’ente, che non senza difficoltà sta cercando di ricostruire vicende complesse e di risalire alle cause delle mancate riscossioni.

Nel corso di tali operazioni di verifica sarebbero emerse alcuni incredibili anomalie, come un conto corrente bancario attivo presso un istituto di credito diverso da quello titolare del servizio di tesoreria dell’ente; utenze in siti ove non sono presenti sedi Cnr; contratti di dubbia natura ed altro. Una vera babele!

I fatti dell’Istituto di fisiologia clinica di Pisa, dei quali le scorse settimane si è occupata la stampa nazionale e anche Il Foglietto e che sono attualmente al vaglio dalla magistratura, apparirebbero solo come la punta di un iceberg.

Tutti problemi che Il Foglietto preconizzava da tempo, in quanto prevedibile epilogo di una inefficiente macchina amministrativa, priva di efficaci meccanismi di controllo e di verifica, quale è quella del Cnr, così come disegnata dagli attuali regolamenti dell’ente.

Ancora oggi, nonostante le clamorose vicende emerse, ciascuno dei 107 direttori di Istituto del Cnr gode di autonomia direttiva, tanto nella fase di accertamento entrate ed impegno spese che in quella di verifica sulle dette attività. Ed infatti la nomina/revoca del segretario amministrativo è rimessa alla mera discrezionalità dei direttori di istituto. Viste le funzioni di verifica della correttezza regolamentare assegnate al segretario amministrativo, avviene, in concreto, che la figura del controllore e del controllato siano sostanzialmente riconducibili alla medesima persona.

L’opportunità di risolvere questo sostanziale conflitto, emerso sin dall’entrata in vigore degli attuali regolamenti che risalgono al 2005 (in seguito alla riforma c.d. Moratti - D. Lgs. 127/2003), è stata offerta al Cnr dal nuovo statuto, operativo dal 1° maggio 2011, che prevede l’adozione autonoma di nuovi regolamenti che disciplinino funzionamento, contabilità ed acquisizione del personale.

Purtroppo, dopo ben quattro anni di gestazione, si è ancora in attesa di tali nuovi regolamenti, la cui prima stesura (approvata dal cda nella riunione del 9 ottobre 2014) ha registrato lo stop dal ministero vigilante.

Intanto, la direzione generale del Cnr avrebbe avviato un’attività di audit, per chiarire le cause delle gravi problematiche gestionali emerse in alcuni Istituti, di cui però si ignorano i risultati.

Nel frattempo, l’ente di piazzale di Aldo Moro rischia di sparire nel buco nero della sua contabilità, qualora non vengano arginate al più presto le falle del sistema già emerse. Tutto ciò a soli due mesi dalla scadenza dell’attuale consiglio di amministrazione e a meno di dieci mesi dalla scadenza del mandato di presidente e direttore generale.

Che dire: speriamo che qualcuno intervenga prima che sia troppo tardi!

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