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Mercoledì, 24 Apr 2024

Risonanza magneticaTrascorsa una settimana dalla pubblicazione su ilfoglietto.it della notizia relativa allo stop delle attività di diagnostiche per immagini di Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) erogate dall’Istituto di Scienze Neurologiche (Isn) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Mangone – Cosenza, la questione sembra evolvere in peggio ed i problemi di sicurezza sembrano aumentare.

Ai guasti già riscontrati sulle apparecchiature associate alla risonanza magnetica che, ricordiamo, non offrirebbero più sicurezza a lavoratori e pazienti, è subentrato in questi ultimi giorni un nuovo malfunzionamento, che interesserebbe il sistema di raffreddamento del magnete della RMN.

Tale inconveniente potrebbe anche determinare l’evaporizzazione dell’elio, presente allo stato liquido nel magnete della RMN, e la fuoriuscita del gas nell’ambiente di lavoro che, in pochissimo tempo, andrebbe a saturare l’aria. Se si tiene conto che anche il sistema di emergenza di espulsione dell’aria è fuori uso, si comprende come il pericolo di vita a causa del soffocamento sia presente e più che fondato. Insomma, una situazione di pericolosità estrema.

Da qui la necessità del fermo macchina che, come già detto, sarebbe stata determinata dai guasti intervenuti ad importanti presidi di sicurezza, come il sistema di aspirazione ed il sistema di compressione dell’elio, i quali dovrebbero essere sottoposti a regolare attività di manutenzione.

Ed infatti la legge impone il controllo periodico di tutti i sistemi di qualità, di protezione e di sicurezza delle apparecchiature RMN e degli impianti del sito connessi all'impiego della stessa. Tali controlli devono essere effettuati con una frequenza congrua rispetto all’entità del rischio e, comunque, almeno ogni sei mesi. Ciò al fine di garantire le giuste condizioni di sicurezza sia per pazienti che per operatori e mantenere alto il livello di qualità offerto, evitando drastiche interruzioni dell'attività diagnostica.

Sempre per legge è imposto al responsabile di un sito RMN di incaricare anche un professionista "ad hoc", con specifiche competenze e titoli per lo svolgimento di precisi compiti di sorveglianza e verifica dei parametri di sicurezza e di qualità. Per l’individuazione di tale figura professionale risulta che l’Isn-Cnr ha, da ultimo, pubblicato avviso di ricerca di professionalità interna per il conferimento di un incarico di collaborazione per la seguente attività: “Incarico di Esperto Qualificato per la sorveglianza fisica della protezione contro le radiazioni ionizzanti (D.Lgs. 230/95 e s.m.i.), di Esperto in Fisica Medica per la protezione del paziente (D.Lgs. 187/00), di Esperto Responsabile per gestione in sicurezza di un sito RM (D.M. 02/08/1991)”.

Quindi, ci si chiede, come è stato possibile, stante le stringenti normative in materia, il determinarsi dell’attuale situazione di disservizio e pericolo? Ed ancora, da quanto tempo questo pericolo è presente e quanti sono stati i malcapitati inconsapevoli pazienti e lavoratori che hanno messo a rischio la propria vita?

I numerosi guasti impiantistici che negli ultimi due anni sono intervenuti nel Cnr di Mangone (CS) dovevano costituire un serio campanello d’allarme per chi ha il compito di gestire la struttura. Infatti, si sono registrati problemi impiantistici che spaziano dall’assenza di garanzia di continuità elettrica di precisione (necessaria per l’idoneo funzionamento delle numerose attrezzature elettroniche ed elettromedicali di valore presenti nella sede), ai malfunzionamenti degli impianti di climatizzazione, ai numerosi tilt degli impianti informatici e, da ultimo, anche dell’impianto telefonico interno, che ha ripreso a funzionare, parzialmente, a inizio novembre, rendendo impossibile, per circa un mese, l'effettuazione anche delle chiamate telefoniche di emergenza.

In un Paese dove, purtroppo, si interviene sempre più spesso solo a sciagura avvenuta, si spera che quanto sta accadendo all’Istituto di Scienze Neurologiche faccia riflettere i manager del Cnr sulle modalità di gestione della cosa pubblica. A maggior ragione, per le attività in cui si mette a rischio la vita delle persone.

Per tali compiti, del resto, il management è retribuito generosamente, con compensi di circa € 125.000 annui.

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