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Giovedì, 28 Mar 2024

È inaccettabile l’Accordo Quadro appena firmato tra l’Istituto Nazionale di Geofisica (INGV), il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) e i petrolieri di Assomineraria, che gestiscono a scopo di profitto, una miriade di attività rischiose per l'ambiente e per i cittadini, per le quali sarebbero obbligatorie forme di controllo da parte di strutture scientifiche terze, del tutto indipendenti.

L’Accordo avrà una durata addirittura di 15 anni. È il punto più alto finora raggiunto dalla volontà di sfruttare il territorio nella maniera più redditizia possibile, evitando controlli e tacitando a priori ogni possibile voce dissenziente che da una sede ufficiale potesse levarsi contro scelte insensate. Questo percorso devastante nasce con la posizione assunta dal Governo in occasione del referendum, cosiddetto delle trivelle, e continua con l’implementazione dell’iniziativa nota come “SbloccaItalia”. La firma dell’accordo è un importante punto d’arrivo di questo percorso apparentemente inarrestabile.

L’Accordo – a mio avviso - è prima di tutto illegittimo: limita fortemente l’indipendenza e l’incisività di un ente di ricerca e servizio, che ha per definizione un ruolo di consulente dello Stato per tutti i temi che riguardano la sicurezza e la difesa dei cittadini. Tale ruolo, che è di fondamentale importanza per il Paese, non può che essere svolto in totale indipendenza e terzietà rispetto ad attività, come quelle che Assomineraria sollecita e già svolge sul territorio nazionale.

È espressamente citato nella sua legge istitutiva che l’INGV esiste in quanto fondato sulla sorveglianza sismica e vulcanica in un Paese fortemente sismico e altamente vulcanico. La legge impone che ciò avvenga in strettissima collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile attraverso una convenzione. Non è difficile capire che il rapporto con la Protezione Civile confligge a priori con qualunque convenzione che non abbia come scopo la difesa dei cittadini. Si auspica, pertanto, una decisa presa di posizione da parte del Capo del Dipartimento e dei referenti governativi.

Per fare un esempio, lo sfruttamento del territorio effettuato dai petrolieri con iniezioni di fluidi pressurizzati nel sottosuolo in zone ad alta pericolosità sismica, cozza platealmente con gli scopi della Protezione Civile, che ha la prevenzione e il principio di precauzione come guide assolute ed esclusive. Infatti, è ormai provato che le attività di estrazione di idrocarburi, che necessariamente implicano iniezioni di fluidi nella profondità della crosta terrestre, provocano sismi, anche di forte intensità. Sono state pubblicate decine di ricerche scientifiche sulla sismicità indotta, tanto che ora in USA il Servizio geologico nazionale distingue i terremoti indotti, come quelli di Oklahoma City, dai terremoti naturali.

In Italia, nel 2014, uscì il rapporto ICHESE, prodotto da una commissione di esperti a cui la Regione Emilia-Romagna, in accordo con il MISE, aveva affidato il compito di stabilire le cause dei terremoti che avevano colpito la Bassa Emiliana nel 2012. All'attività di ICHESE parteciparono anche i principali enti di ricerca del settore. L’allora coordinatore del settore sismico della Commissione Grandi Rischi seguì i lavori come osservatore interno.

ICHESE concluse che l’iniezione di fluidi pressurizzati sulle rocce crostali poteva generare terremoti. Il rapporto ICHESE non è stato mai sconfessato dalle Autorità che l’hanno voluto ed è tuttora un documento ufficiale di riferimento. Servì ad assolvere preventivamente coloro che avevano il dovere di far rispettare le norme di costruzione in zona sismica.

Sedicenti “scienziati competenti” saltarono a piè pari sul rapporto ICHESE e decretarono, dopo un sopralluogo, che il responsabile dei terremoti emiliani era il Cavone, un luogo dove da molti decenni venivano estratte modeste quantità di petrolio senza problemi di sorta. La vicenda del “sopralluogo” e di chi lo fece mi fu raccontata dal titolare di GasPlus, da cui dipendevano i pozzi incriminati.

Conoscendo un po’ la Fisica e la Sismologia, era del tutto evidente che il Cavone non aveva alcuna responsabilità sui sismi emiliani ma contribuì efficacemente a non indirizzare colpe ai veri responsabili. Per rendere tutto più evidente al Cavone venne immediatamente bloccata ogni attività estrattiva. Ne discese logicamente, però, che tutta l’industria estrattiva nazionale andava bloccata. Questo al MISE non l’avevano previsto e non potevano accettarlo. Per salvare capre e cavoli, da una parte bisognava confermare la validità di ICHESE, che era una emanazione dello stesso MISE, e, contemporaneamente, dimostrare che i terremoti emiliani non erano stati innescati da attività umane. Insomma, era stata stabilita una regola indubbiamente valida, che però valeva solo quando serviva.

Al MISE si corse ai ripari. Dal cappello dell'ENI venne fuori un gruppo di sismologi, made in USA, che riportò le cose in una dimensione accettabile per tutti, risolvendo anche il problema politico del blocco delle attività. La validità di ICHESE era confermata: le iniezioni di fluidi provocano terremoti ma ... vanno prese decisioni caso per caso. Fu poi molto facile per gli esperti USA escludere che le estrazioni al Cavone potessero aver generato i sismi emiliani del 2012, per quello bastava il buonsenso. Prima di loro, in un’intervista al Corriere della Sera, avevo spiegato che il Cavone era assolutamente innocente ma da italiano e tre anni dopo che avevo lasciato la presidenza dell’INGV.

Purtroppo, per il rapporto americano che assolveva il Cavone c’era un intoppo: essendo pagato dall'ENI, un evidente conflitto di interessi impediva che potesse essere accettato. Entrò allora in gioco il brillante Franco Terlizzese, un alto funzionario del MISE, che chiese la validazione del rapporto americano all'INGV, che in quel momento poteva ancora essere considerato un ente del tutto terzo. All’epoca, il dipartimento Terremoti dell’INGV era diretto da un prestigioso sismologo molto sveglio, che dichiarò che i metodi degli americani erano corretti ma non ritenne di doversi esprimere sui risultati. La non negazione del valore del rapporto USA fu, comunque, sufficiente per impedire il blocco della nostra industria mineraria. Merito della soluzione soddisfacente è senz’altro da attribuire al perspicace Terlizzese, ma mi permetto di invitarlo a riflettere su cosa sarebbe successo se l’INGV, all’epoca, fosse stato legato ai petrolieri con un Accordo come quello appena firmato.

Ho raccontato questa storia per mostrare come la mancanza di un referente di assoluta fiducia e credibilità per le questioni sismologiche possa complicare le cose creando ingiustamente difficoltà anche alla potentissima lobby dei petrolieri. Mi meraviglia, quindi, che un personaggio abile e attento come Terlizzese abbia firmato, peraltro in un momento di debolezza della politica, un Accordo del tutto inutile e che forse gli si rivolterà contro.

L’ipotesi, poi, di migliorare le localizzazioni dei terremoti mettendo sensori a dritta e a manca è semplicemente ridicola. Dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, idee estremamente confuse sul funzionamento delle reti di monitoraggio. Strumenti sulle piattaforme petrolifere serviranno soprattutto a far sì che quest’ultime, molte delle quali ormai non redditizie, non potranno più essere smantellate. Quindi non ci sarà più l’obbligo a farlo, risparmiando così ai proprietari il notevolissimo costo dell’operazione.

Sempre sagace Franco Terlizzese nel fare gli interessi del MISE che, in questo caso, coincidono con quelli dell’Assomineraria. Fa riflettere, però, il fatto che il Ministro Calenda non abbia ritenuto di spendere neanche un tweet, dei quasi 3.700 che ha scritto, per un’operazione tanto delicata. Verrebbe da pensare che non abbia voluto, come suol dirsi, metterci la faccia.

Per la questione della possibile subsidenza connessa all’estrazione di gas nell’Alto Adriatico collegata anche alla salvaguardia di Venezia, quindici anni fa ebbi modo di interagire con Claudio Descalzi, che all’epoca già aveva in ENI un importante ruolo di responsabilità su questioni di grande rilievo. Personaggio di alto livello intellettuale, brillantemente laureato in Fisica, mostrò grande facilità nello spiegare e capire i problemi, un sincero interesse per le attività dell’INGV e un ammirevole senso etico. Mi rifiuto di credere che l’attuale Amministratore Delegato della nostra più grande industria desideri che un ente statale addetto alla sicurezza del Paese non debba essere completamente indipendente come avviene nei Paesi civili. È mia convinzione che di questa incongrua vicenda non sia stato neanche informato.

QUI si può leggere il testo completo della convenzione.

Si arriva perfino a dichiarare che i dati che dai petrolieri arriveranno all’INGV “sono di grande importanza scientifica in campo geodinamico in quanto consentono di valutare anche a mare gli spostamenti delle placche che costituiscono la crosta terrestre su cui si trova l'Italia. Con questo accordo si assicura che questi dati, che non possono essere immediatamente acquisibili in altro modo, siano trasmessi in maniera efficiente e continuativa ad INGV (da qui la necessità di un accordo di lunga durata, quindicennale) che così potrà integrare questo patrimonio di informazioni nei suoi studi geologici, geofisici e geodinamici finalizzati al monitoraggio e sorveglianza del rischio sismico e vulcanico in Italia".

Ho grande stima dell’intelligente Franco Terlizzese ma mi permetto di fargli notare che la ricerca geofisica negli ultimi due o tre decenni ha fatto grandi progressi nei mezzi di misura, nell’elaborazione dei dati che ne discendono e nella loro interpretazione. I dati che vengono promessi potrebbero essere forniti in tutta semplicità senza tante fanfare.

Non credo che essi contribuiranno a conoscer meglio la geodinamica dell’area mediterranea il cui divenire coinvolge almeno i primi 3.000 km della Terra. Sarebbe, quindi, molto apprezzato che ci venissero risparmiate locuzioni come “valutare anche a mare gli spostamenti delle placche che costituiscono la crosta terrestre su cui si trova l’Italia”.

Ieri, a seguito delle forti critiche mosse all’Accordo, soprattutto da parte di numerose associazioni ambientaliste, No Triv in testa, condivise da alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle, l’Assomineraria ha diffuso una nota nella quale, tra l’altro, si precisa che dall’Accordo stesso "non è previsto alcun contributo economico a favore di INGV".

Dopo aver letto la predetta nota, mi sono tornate alla mente, come spesso mi accade, le parole che Virgilio (Eneide II, 49) fa pronunciare a Laocoonte, quando vuol dissuadere i Troiani dall’accogliere nella città il cavallo di legno lasciato dai Greci: “Timeo Danaos et dona ferentes” e così ho approfondito la lettura dell’Accordo, per verificare se nel testo vi fosse traccia della precisazione fatta dall’Assomineraria.

In effetti, non si parla di contributi economici a favore dell’INGV, anche perché il documento sottoscritto da INGV, Assomineraria e MISE è un Accordo Quadro, vale a dire una cornice, all’interno della quale, vi sono numerosi punti, tra i quali quello contrassegnato dal numero 6 – Convenzioni Attuative.

Ebbene, al punto 6.1 si legge che “La collaborazione tra Assomineraria e/o i propri associati e INGV è attuata tramite la stipula di apposite Convenzioni Attuative nel rispetto del presente Accordo Quadro. Le Convenzioni Attuative disciplinano in particolare gli aspetti di natura tecnico scientifica, organizzativa, gestionale e finanziaria, precisano gli impegni e individuano le strutture di ciascuna delle parti alle quali detti oneri dovranno essere imputati”.

Specifica il successivo punto 6.2 che “Gli eventuali oneri finanziari a regolarsi tra le parti firmatarie del presente Accordo e delle Convenzioni Attuative dovranno essere verificati, valutati e approvati per iscritto, dalla Commissione Tecnico-Operativa di cui al punto 4.4 (rectius: 5.4)”.

Ancora una volta, il buon Virgilio mi ha illuminato!

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Sismologo. Accademia dei Lincei.
European Academy of Science and Arts

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