Redazione
Quello che una volta era il tempio dei segreti, l’Istat, si è inopinatamente trasformato in una casa di vetro, dove molti hanno ricevuto, il 7 febbraio, una delibera con la quale si rendevano noti non solo i nominativi di 234 beneficiari di sussidi per spese mediche, ma anche gli importi corrisposti e, incredibile dictu, le motivazioni (protesi, degenze, interventi chirurgici et similia).
Un’iniziativa da far impallidire persino Assange, patron di Wikileaks.
Con la differenza che Wikileaks è oggetto di “attenzione” da parte di mezzo mondo, mentre chi ha ordinato l’invio della delibera in questione, in palese violazione delle più elementari norme in materia di privacy, di cui l’Istat dovrebbe essere sommo sacerdote, non risulta sia stato, salvo prova contraria, parimenti “attenzionato”, a poco valendo una tardiva (dopo più di 24 ore) marcia indietro.
Eppure, sempre all’Istat, chi esercita il diritto d’accesso spesso si lamenta delle defatiganti procedure che preludono all’acquisizione degli agognati documenti.