In quella babele, con il suo groviglio di Uffici, indennità e incarichi, che è ormai da tempo l’amministrazione centrale del Cnr, viene segnalata l’ennesima istituzione di un ufficio non dirigenziale, questa volta denominato “Attività Stragiudiziale e contratti di lavoro”, presso la Direzione centrale delle risorse umane affidata al direttore f.f. Alessandro Preti.
Trascuriamo per un momento l’uso o, forse, l’abuso di questi uffici di livello non dirigenziale, che proliferano con troppa facilità nell’ente diretto da Paolo Annunziato e presieduto da Luigi Nicolais, per concentrarci sulla bontà della loro essenza.
Fino ad ora, le linee di attività demandate alle nuove strutture erano, comunque, seguite e gestite dagli uffici delle Direzioni del Cnr ovvero dai responsabili di Sezione con il personale assegnato.
Adesso, queste stesse problematiche lavorative vengono singolarmente scorporate dagli Uffici Dirigenziali per essere ricollocate e riassegnate ad Uffici non Dirigenziali, che accolgono la Sezione in toto: personale più competenze.
Se fino ad oggi c’era la necessità di ridurre l’attribuzione degli incarichi ai dirigenti facenti funzione, adesso si riscontra una vera e propria invasione di non dirigenti.
Una assoluta novità, anche se fino a qualche tempo fa non era difficile assistere, a livello dirigenziale, allo scorporo di Uffici e al raggruppamento degli stessi, a seconda dei momenti e delle poltrone da occupare, con conseguente congelamento di dirigenti esclusi, messi spesso a studiare e, allo spirare del vento contrario, allo “scongelamento” degli stessi, con consequenziale redistribuzione delle poltrone.
Tornando, però, all’Ufficio “Attività Stragiudiziale e contratti di lavoro”, la cui nascita è stata decisa dal cda dell’ente, riunitosi lo scorso 12 marzo, ai soliti maligni viene facile pensare che qualcuno a breve resterà senza poltrona e occorre quindi trovare subito un’altra collocazione.
Ma non è tutto da piazzale Aldo Moro in tema di conferimento di incarichi non dirigenziali.
Con prot. Cnr n.14371 del 3 marzo 2015, infatti, è stato conferito anche l’incarico di Responsabile della struttura non dirigenziale “Ufficio Contenzioso”, le cui competenze teoricamente risulterebbero coincidenti con quelle dell’ultimo Ufficio non dirigenziale messo al mondo dal cda.
Possibile che nessuno se ne sia accorto?
Sempre i soliti maligni ipotizzano, però, che l’istituzione dell’Ufficio “Attività Stragiudiziale e contratti di lavoro” sia la naturale conseguenza delle amare vicende accadute all’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa, che hanno scosso il direttore generale del Cnr, al punto da fargli ravvisare la necessità e l’urgenza di un ulteriore ufficio di controllo sui contratti di lavoro.
Ma da quanto è emerso finora dalla vicenda dell’istituto pisano, sembra chiaro a tutti che il controllo sull’assunzione del dipendente inquisito (Marco Borbotti), risultato - dopo due anni dall’assunzione come tecnologo - sprovvisto del titolo di studio richiesto (laurea), doveva essere fatto a monte.
Il buco di alcuni milioni di euro, causato dalle anticipazioni da parte dell’amministrazione centrale di consistenti somme a fronte di convenzioni milionarie risultate del tutto inesistenti, poco o nulla ha a che fare con il “contratto di lavoro” sottoscritto dallo stesso Borbotti all’esito di un concorso pubblico.
La formalizzazione di tale atto è l’ultima di una serie di attività svolte sulle quali sembra non esserci stato alcun controllo.
Se è vero, come sembra, che i requisiti e i titoli richiesti per la partecipazione ad un concorso non vengono accertati a priori, dovrebbe essere obbligatorio farlo, in maniera rigorosa, almeno a posteriori.
Forse una “task force non dirigenziale” si sarebbe dovuta prevedere, non tanto a supporto dell’Ufficio Stato Giuridico e Trattamento Economico dell’ente, ma a sostegno dell’attività dell’Ufficio Concorsi, spesso alla ribalta per il numero di ricorsi, di domande di accesso agli atti oltre che per bandi annullati.
Ancora una volta si resta basiti se si confronta quanto accaduto, con le azioni, le strategie, gli interventi migliorativi, i controlli, le tante verifiche sulle attività, che i vertici dell’ente pensano e propongono.
Delle due, l’una: o quanto accaduto all’Ifc di Pisa è frutto di una mente a dir poco geniale oppure il sistema interno dei controlli è un vero colabrodo.
I soliti, inguaribili maligni non sembrano avere dubbi che la più verosimile sia la seconda delle ipotesi.

