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Giovedì, 02 Mag 2024

Gli articoli apparsi sul Foglietto del 10 e del 17 novembre scorso - riguardanti il blocco delle attività diagnostiche di risonanza magnetica all’Istituto di scienze neurologiche del Cnr di Piano Lago di Mangone, deciso il 4 novembre scorso dal direttore dello stesso Istituto, Sebastiano Cavallaro, a seguito di controlli di qualità e verifica delle condizioni di sicurezza, che avrebbero evidenziato che le apparecchiature associate alla medesima risonanza magnetica esponevano a pericolo pazienti e lavoratori – oltre ad aver attirato l’attenzione dei media della Calabria, non sono sfuggiti al Movimento 5 Stelle.

La scorsa settimana, infatti, un gruppo di 10 senatori pentastellati (primo firmatario, Nicola Morra, sempre attento alle problematiche che riguardano la Calabria, e non solo) ha presentato una interrogazione a risposta orale (n. 3/03308), in merito alla quale dovranno riferire la ministra della salute, Lorenzin, e quella dell’Istruzione, università e ricerca, Giannini.

Di seguito, il testo integrale dell’atto di sindacato ispettivo presentato dai senatori Morra ed altri.

Premesso che secondo quanto risulta agli interroganti:

l'Istituto di scienze neurologiche (ISN) del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), con sede a Mangone (Cosenza), è un istituto di ricerca pubblico per lo studio delle malattie del sistema nervoso quali sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, morbo di Alzheimer, nonché malattie cerebrovascolari e neuropatie periferiche su base genetica. L'istituto riveste un rilevante ruolo sociale nel suo territorio, in quanto ha sinora svolto prestazioni diagnostiche altamente specialistiche, in convenzione anche con il Servizio sanitario della Regione Calabria;

le prestazioni di diagnostica specialistica di altissima qualità, rese annualmente dall'Istituto di scienze neurologiche, in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Regionale (SSR), hanno permesso nel tempo di supplire egregiamente alle carenze del servizio sanitario stesso, arginando il deprecabile fenomeno della migrazione sanitaria dei cittadini calabresi, altrimenti costretti a liste di attesa di parecchi mesi;

l'erogazione delle prestazioni diagnostiche in regime convenzionale ha permesso all'ISN di Mangone di proseguire le sue attività di ricerca, sia in ragione dei dati acquisiti, quanto del reinvestimento in attività di ricerca ed innovazione tecnologica dei ricavi dei servizi sanitari;

da notizie apparse su "Il Foglietto della Ricerca" del 10 novembre 2016 e su altri organi di stampa nei giorni successivi ("Cronache delle Calabrie" dell'11 novembre 2016; "Cosenza News" dell'11 novembre 2016; "QuiCosenza" dell'11 novembre 2016; "Gazzetta del Sud" del 12 novembre 2016) si è appreso che, dallo scorso 7 novembre 2016, le attività di diagnostica per immagini di risonanza magnetica nucleare (RMN) erogate dall'ISN - CNR di Mangone sono state improvvisamente interrotte. Ciò in seguito a controlli di qualità e verifica delle condizioni di sicurezza che hanno evidenziato la pericolosità per pazienti e lavoratori delle apparecchiature associate alla risonanza magnetica;

il suddetto "fermo macchina" sarebbe stato determinato dai guasti intervenuti ad importanti presidi di sicurezza, come il sistema di aspirazione ed il sistema di compressione dell'elio, per i quali non risulta essere stata implementata da tempo alcuna attività di manutenzione ordinaria; soltanto a guasto intervenuto sembrerebbe in corso di definizione il contratto per la manutenzione delle stesse apparecchiature;

la normativa vigente impone il controllo di tutti i sistemi di protezione, di sicurezza e di qualità delle apparecchiature RMN e degli impianti del sito connessi all'impiego della stessa, con una frequenza almeno semestrale (controlli di qualità, estintori amagnetici, sensore ossigeno) o annuale (gabbia di Faraday, misure di sicurezza legati all'ambiente di lavoro), allo scopo di evitare di mettere a rischio la sicurezza di pazienti e lavoratori e mantenere alto il livello di qualità offerto, evitando drastiche interruzione dell'attività diagnostica;

inoltre, la normativa prescrive al responsabile di un sito RMN di incaricare anche un professionista ad hoc, con specifiche competenze e titoli per lo svolgimento di precisi compiti di sorveglianza e verifica qualità. Per l'individuazione di tale figura professionale risulta agli interroganti che l'ISN-CNR abbia, da ultimo, pubblicato avviso di ricerca di professionalità interna per il conferimento di un incarico di collaborazione per la seguente attività: "Incarico di Esperto Qualificato per la sorveglianza fisica della protezione contro le radiazioni ionizzanti (D.Lgs. 230/95 e s.m.i.), di Esperto in Fisica Medica per la protezione del paziente (D.Lgs. 187/00), di Esperto Responsabile per gestione in sicurezza di un sito RM (D.M. 02/08/1991)";

a parere degli interroganti, il rispetto delle stringenti normative in materia non avrebbe determinato l'attuale situazione di disservizio e pericolo, per cui dovrebbe essere accertato se nell'ISN-CNR sia stato nominato un professionista, avente i requisiti e titoli richiesti dal suddetto bando, quale sia stata la frequenza dei controlli da questo effettuati e l'esito degli stessi, se l'apparecchiatura RMN sia stata sottoposta alla regolare manutenzione periodica ed a quale data risalga l'ultima manutenzione sulla macchina, in che data siano stati svolti gli ultimi controlli sugli impianti tecnologici;

risulta agli interroganti che le suddette carenze manutentive e gestionali sarebbero abituali, in quanto da almeno un anno all'ISN-CNR si verificano importanti guasti della rete elettrica con conseguenti danni alla funzionalità di strumentazioni ed infrastrutture tecnologiche della struttura. Solo da ultimo, dalla fine del mese di settembre 2016 e per oltre un mese, all'ISN-CNR è stata fuori servizio anche la rete telefonica e la rete telematica interna, di fatto isolando l'istituto di ricerca. I ricercatori della struttura non hanno ad oggi ancora accesso alle risorse bibliografiche on line necessarie al loro lavoro di ricerca;

questa evidente carenza gestionale appare grave per i danni erariali che cagiona oltre che consolidata nel CNR e in altri enti di ricerca, dove sono all'ordine del giorno sprechi ed episodi di mala gestio più volte segnalati dagli interroganti (Legislatura XVII atti di sindacato ispettivo nn.: 3-02793; n. 4-01051; n. 4-01211; n. 4-01435; n. 4-01585; n. 4-01670; n. 4-01671; n. 4-01856; n. 4-02507; n. 4-02508; n. 4-03438; n. 4-03453; n. 4-03801; n. 4-03888; n. 4-04835; n. 4-04836; n. 4-04915; n. 4-05494; n. 4-05986);

considerato che a parere degli interroganti:

il funzionamento degli enti pubblici di ricerca deve essere garantito secondo standard qualitativi elevati che garantiscano la tutela e la sicurezza dei lavoratori e di terzi. Ciò a maggior ragione quando trattasi di enti, che erogano ai cittadini prestazioni per conto del servizio sanitario;

il management degli enti pubblici di ricerca è obbligato ad assicurare il continuativo mantenimento in efficienza, efficacia ed operatività degli uffici ed il rispetto con particolare rigore delle norme di sicurezza per la salute di operatori ed utenti. Ciò, ancor di più nel CNR, dove i direttori di istituto sono incaricati con un compenso complessivo annuo di 123.499,50 euro, senza la previa e stringente valutazione delle loro competenze manageriali. A riprova di ciò, risulta che il CNR, abbia organizzato per i neo incaricati direttori un corso accelerato di formazione manageriale (in pratica assumere una persona non qualificata e formarla successivamente per conseguire le competenze necessarie all'incarico),

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto rappresentato circa l'ISN-CNR e quali azioni intendano avviare per accertare e sanzionare le responsabilità gestionali;

se, alla luce dei gravi fatti descritti, si intenda seriamente ripensare la struttura di governance degli enti pubblici di ricerca ed in particolare del CNR, dove i costi di management delle strutture di ricerca, per effetto delle riorganizzazioni previste dal decreto legislativo n. 127 del 2003 e n. 213 del 2009, sono aumentati di oltre il 610 per cento, passando da circa 2,2 milioni di euro l'anno ad oltre 13,5 milioni di euro annui di spesa.

(3-03308)”

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