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Domenica, 05 Mag 2024

Il 18 luglio scorso, la Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti ha depositato la Relazione sui risultati della gestione finanziaria dell’Agenzia Enea per l’esercizio 2015.

Nella nota conclusiva, redatta dai giudici contabili, si legge che, nel corso del 2015, è proseguita la gestione commissariale dell’Agenzia Enea, iniziata nel 2009 a seguito della soppressione dell’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente (Enea) e l’istituzione, sotto la vigilanza del Ministro dello sviluppo economico, dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), siccome previste dall’articolo 37 della legge 23 luglio 2009, n. 99.

Solo a seguito della novella legislativa introdotta dalla legge 28 dicembre 2015, n. 221 – prosegue la nota – che ha innovato il procedimento per la ricostituzione degli organi, il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con decreto in data 23 marzo 2016, ha proceduto alla nomina del Presidente e dei componenti del Consiglio di amministrazione, organo che si è insediato il 21 aprile 2016. Successivamente, nella seduta del 23 febbraio 2017, è stato approvato lo statuto dell’Agenzia, il cui testo – sottolineano i magistrati contabili – prevedendo l’attribuzione al Presidente anche di compiti gestori, non appare in linea con il principio di separazione tra funzioni di indirizzo politico amministrativo e gestionali (art. 4 del dlgs n. 165 del 2001).

Con riferimento all’esercizio 2015, la Relazione evidenzia che il Commissario ha intrapreso un processo di ridefinizione della struttura organizzativa dell’Agenzia che, pur riprendendo il modello dipartimentale previsto dal regolamento di organizzazione e funzionamento dell’Ente Enea del 31 marzo 2006, n.165, presenta sostanziali differenze rispetto al sistema ivi delineato, peraltro, già più volte modificato nel periodo di commissariamento.

Relativamente alle riduzioni di spesa per beni e servizi e del fondo per la contrattazione integrativa, i magistrati contabili precisano che, alla data di stesura della Relazione, non risultavano effettuati i versamenti al bilancio dello Stato, di competenza degli anni dal 2009 al 2014, derivanti dagli adempimenti di cui all’articolo 67, commi 5 e 6, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008 (riduzione del Fondo per la contrattazione integrativa).

Quanto al conto economico, dalla Relazione emerge che per il 2015 c'è stato un risultato di esercizio positivo di euro 922.429, mentre nell’esercizio precedente il saldo positivo era stato di 6.232.726. Tale risultato economico – sottolinea la Corte – pur positivo, risulta essere in netta diminuzione rispetto all’esercizio precedente per effetto principalmente della variazione negativa del saldo “Proventi e oneri finanziari”, dovuta all’entrata straordinaria registrata nel 2014 a seguito della risoluzione di un contenzioso in materia di polizze a garanzia dei Tfr/Tfs.

Infine, l’avanzo finanziario per l’esercizio 2015 è stato pari a 4.680.252 euro, a fronte di un disavanzo di 22.282.451 euro, registrato nel 2014.

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