L’Inapp, Istituto per la formazione e l’orientamento dei lavoratori, è “ente di ricerca, dotato di indipendenza di giudizio e di autonomia scientifica, metodologica, organizzativa, amministrativa e contabile ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale (Mlps).
Dal 1° gennaio 2016, ha preso il posto dell'Isfol ('Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori).
L’8 febbraio scorso, la Sezione controllo enti della Corte dei conti ha trasmesso, alle Presidenze della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, la Relazione sui risultati del controllo eseguito sulla gestione finanziaria 2016 dell'Inapp.
Dal documento redatto dai giudici contabili, si evince che l’Inapp – il cui personale in servizio al 31 dicembre 2016 era pari a n. 581 unità, compreso il Direttore generale, di cui n. 348 a tempo indeterminato e n. 231 a tempo determinato, con contratto in scadenza al 2020 – ha chiuso l’esercizio preso in esame con un avanzo finanziario di competenza di 6,77 milioni, inferiore a quello dell’anno precedente, a causa di una crescita delle entrate (4 per cento) minore di quella delle spese, che hanno registrato un incremento del 5,6 per cento, riconducibile alle spese di funzionamento ed alle spese per incarichi e consulenze da società per circa 2 milioni, mentre si è ridotta la spesa per il personale.
Particolare attenzione, perché “continua a destare preoccupazione”, riserva la Corte dei conti al contenzioso nel quale è parte l’Istituto, pur se nel 2016, esso non ha avuto particolari riflessi finanziari, nuovi o non preventivati.
Ad accantonamenti pregressi per poco più di 4 milioni, infatti, si sono aggiunti ulteriori stanziamenti per 0,5 milioni circa. Al 31 dicembre 2016, i residui sul capitolo relativo, sono stati pari a 3,99 milioni. Ad inizio 2017, l'esposizione complessiva per il contenzioso risultava pari, in termini prudenziali, a circa 4,65 milioni. La quota più rilevante in termini finanziari e quantitativi riguardava il contenzioso in materia materia di lavoro.
Le controversie nelle quali l’Ente è parte in causa concernono alcune specifiche tematiche, fra le quali i magistrati contabili richiamano quelle riguardanti gli ex collaboratori coordinati e continuativi, che hanno coinvolto dal 2015 oltre 110 posizioni in ordine al riconoscimento della natura subordinata del rapporto di lavoro, per le quali – precisano i giudici – non risulta esservi un andamento uniforme degli esiti delle controversie medesime. La definizione in appello di alcune controversie a sfavore dell’Istituto, con la conseguente esecuzione, ha comportato, nel 2017, una spesa 1,5 milioni. Per altri casi, pendono ricorsi in Cassazione.
Quanto, invece, al contenzioso per il riconoscimento dell'anzianità pregressa dei ricercatori, nel corso del 2015, in considerazione dell'avverso orientamento espresso dalla Corte di Giustizia UE, sentito l’avviso l'Avvocatura dello Stato, è stato in gran parte definito in via transattiva.
Il contenzioso con l’Inps - per un avviso di addebito conseguente a verbale di accertamento su alcune posizioni ex co.co.co., e da cui discende una potenziale esposizione dell'Istituto, comprensiva di sanzioni ed interessi, pari ad oltre 1,6 milioni - si è concluso, in primo grado, con annullamento dell'avviso di addebito, che non risulta ancora impugnato dall’Istituto previdenziale. L’esposizione debitoria presunta potrebbe essere ridotta a 600 mila euro, in considerazione comunque di quanto versato alla gestione separata Inps per i ricorrenti.
Il contenzioso instaurato nel 2016 per svolgimento di mansioni superiori, con una richiesta di 300 mila euro, è stato definito in I grado a favore dell’Inapp, ma risulta ancora pendente in appello.
In materia di contenzioso civile, infine, la Corte dei conti evidenzia che, nel corso del 2016, si sono chiuse definitivamente due vicende: la prima, relativa al condominio ex Ias, con esito favorevole per l’Inapp; la seconda, riguardante il recesso dal contratto di locazione dello stabile che ospitava la vecchia sede dell’Ente, di proprietà della Fondazione Enpaia, ha visto prevalere quest’ultima in Cassazione che, con ordinanza 9701/2016, ha respinto il ricorso proposto dall’Isfol (ora Inapp) avverso la sentenza di appello.
Alla Fondazione, l’Inapp ha dovuto corrispondere un importo di poco superiore a 1,6 milioni di euro.
A seguito della soccombenza in giudizio e del conseguente esborso, l’Ente ha trasmesso specifica segnalazione alla Procura Regionale del Lazio della Corte dei conti perché accerti un eventuale danno erariale.