Le porte delle università sono rimaste sbarrate per le ragazze fino al 1867 quando il Politecnico di Zurigo ha ammesso le prime studentesse. Le accademie, invece, hanno ammesso le donne quasi cent'anni dopo.
La Royal Astronomical Society, nata nel 1820, aprì le iscrizioni anche alle donne nel 1915, ma ha fatto due eccezioni eleggendo tra i soci onorari, nel 1828, Caroline Herschel, astronoma e matematica britannica di origine tedesca e Mary Somerville, matematica, astronoma scozzese, che fu anche una grande divulgatrice e coniò il termine “scienziato”.
La Royal Society di Londra, fondata nel 1660, ha invece emendato le proprie norme, ammettendo le donne fra i soci solo nel 1945. Prima fece un' eccezione solo per la regina Vittoria, nominata “membro onorario”.
Nel 2010, durante le celebrazioni per il 350esimo anniversario della sua fondazione, fra i tanti seminari, mostre e pubblicazioni che hanno festeggiato l'evento, risaltava ancora la vistosa assenza delle scienziate che erano solo 60 su 1200 eletti. Unica italiana: Rita Levi Montalcini, Nobel per la medicina nel 1986.
Per saperne di più sull’istruzione femminile: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", Ledizioni, Milano 2020, pag. 250.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice su " Donne e scienza"
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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