Cresce l’attesa per conoscere il contenuto della bozza di decreto contenente il Testo Unico del pubblico impiego, che Marianna Madia, titolare del dicastero della Funzione Pubblica, dovrebbe presentare la prossima settimana in Consiglio dei ministri.
Assodata l’introduzione del cosiddetti “licenziamenti accelerati”, di cui abbiamo parlato la scorsa settimana, due sono i nodi che allo stato devono essere ancora sciolti e riguardano le modalità di erogazione del fondo di produttività e le modifiche da apportare alla regolamentazione delle visite fiscali in caso di assenza per malattia.
Nel primo caso, si tratta di superare una norma, fortemente osteggiata da lavoratori e sindacati, che risale al 2009 (ad oggi, mai applicata, a causa del blocco del contratti), messa a punto con il dlgs 150 dall’allora ministro Renato Brunetta (governo Berlusconi), che prevede l’attribuzione al 25% dei dipendenti (i "migliori") di ogni amministrazione della metà dei fondi di produttività; ad un altro 50%, dell’altra metà e nessun premio al restante 25% del personale.
All’ipotesi, circolata le scorse settimane - di non far entrare nell’emanando Testo Unico la fasce di merito previste dal dlgs 150, che invece conterrebbe il divieto assoluto di erogare “a pioggia” la produttività, così demandando ai contratti nazionali l’individuazione di idonei criteri di attribuzione del fondo - si è aggiunta negli ultimi giorni quella di erogare comunque il 50% dell’ammontare delle risorse destinate alla produttività individuale e collettiva al 25% del personale, mentre il restante 50% potrebbe andare al restante personale, con possibile penalizzazione in caso di assenze per malattia.
Allo studio, anche la possibilità di suddividere il fondo: una parte, premierebbe gli “obiettivi nazionali” dell’ente, un’altra, quelli specifici dello stesso ente.
In arrivo, con il Testo Unico, anche una stretta sulle assenze per malattia, con un possibile ampliamento delle fasce di reperibilità, durante le quali il lavoratore pubblico ammalato potrà ricevere la visita del medico dell’Inps e non più di quello della Asl.