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Lunedì, 06 Mag 2024

A quanto pare questo governo dopo la buona gestione iniziale della pandemìa – buona, considerato che un fenomeno di questa portata non si verificava in Italia dalla “spagnola” del 1918 – sembra essere andato in confusione.

 Fino ai giorni scorsi, attribuivamo tale circostanza alla mancanza di esperienza e, principalmente, alle conseguenze della scellerata scelta di modificare il titolo V della Costituzione che, in fatto di sanità, ha attribuito tutti i poteri alle regioni. Una decisione che in tempi di pandemìa, ma anche in epoche normali, si è tradotto, per alcuni cittadini più che per altri, in iniquità - perché abbiamo 20 sistemi sanitari diversi - e, come se non bastasse, in un aumento dei disservizi e soprattutto dei costi per il cittadino, sia come contribuente che come utente, costretto a ricorrere sempre più alla sanità privata ormai, specie in alcuni territori, prevalente.

Una privatizzazione strisciante cui hanno dato il loro contributo anche tutte quelle sigle sindacali che negli ultimi anni hanno chiesto e ottenuto nei contratti aziendali l’inserimento tra i “benefit” per i dipendenti dell’assicurazione sanitaria, piuttosto che gli aumenti salariali.

Oggi temiamo di dover dire che, ancora una volta, anche questa compagine governativa, ha applicato alla sanità il vecchio manuale Cencelli, piuttosto che – considerata la grave emergenza che sta vivendo il paese e, in particolare, le regioni, come la Calabria, che hanno una situazione di arretratezza e di disservizi cronica – fare scelte innovative e coraggiose, come può essere la nomina di Gino Strada a Commissario alla Sanità, paracadutando invece nella regione un commissario che ha esercitato sempre zone tranquille, con criticità neppure lontanamente paragonabili a quelle che afflliggono la Calabria.

La Calabria. con 1.915.516 abitanti alla data del 30 giugno scorso, va sicuramente annoverata tra le regioni Cenerentola, con il peggior sistema sanitario. Leggiamo dai Dati statistici per il territorio della regione Calabria dell’Istat che nel 2017 i dipendenti del sistema sanitario nazionale nella regione erano 18.588, pari a 94,8 ogni 10.000 residenti, ridottisi del 14,5% dal 2010 (e sicuramente oggi saranno ancor meno); né va meglio per le Rsa dove nel 2016 si contavano 95,3 i posti letto operativi per anziani ogni 10.000 persone di 65 anni e oltre, per un totale di 7.260 (1,6% dei posti in Italia). Il tutto per una spesa pro-capite che nel 2018 ammontava a 1.709 euro l’anno (204 euro al di sotto della media nazionale), per un totale di 3 miliardi e 336 milioni di euro, circa il 3 per cento del totale dei trasferimenti nazionali spettanti alle Regioni.

Scrive l’Istat: “Nel 2018, i posti letto ordinari in strutture pubbliche o private accreditate per le specialità Malattie infettive e tropicali, Pneumologia e Terapia intensiva, in Calabria sono 329, il 2,8 per cento dei posti totali disponibili in Italia con le stesse caratteristiche … tra il 2010 e il 2018 il numero dei posti letto in Calabria per questa specialità ha subito una contrazione anche di più di 100 unità … poco meno della metà dei posti letto (153 unità) è dedicato alla Terapia intensiva (46,5 per cento)… e 100 unità alla Pneumologia (30,4 per cento)”.

“Tra il 2010 e il 2017, infatti, in Calabria il personale dipendente del SSN ha perso complessivamente il 14,5 per cento della sua consistenza (in Italia, nello stesso periodo si è ridotto del 6,7 per cento): nella regione, il contingente dei medici SSN è diminuito del 14,6 per cento, in misura più elevata rispetto al personale infermieristico, che “arretra” di poco più del 10 per cento … circa il 40 per cento (7.340) è rappresentato da personale infermieristico e il 20 per cento (3.751) da personale medico. Nel suo insieme esso rappresenta poco più del 3 per cento del totale nazionale. Il rapporto fra personale dipendente del SSN e popolazione residente ammonta a quasi 95 unità ogni 10 mila abitanti, valore di quasi 5 punti inferiore al dato medio nazionale”. E dire che ci sono 19,1 medici per 10mila abitanti contro una media nazionale di 16,7. Ma v’è di più, vi sono circa 9 Medici di continuità assistenziale (MCA) ogni 10 mila residenti approssimativamente di 9 unità ogni 10 mila residenti, un dato tre volte superiore a quello medio nazionale, ma forse i medici operano nel privato più che nel pubblico.

A fine 2009, la Calabria sottoscrisse il suo piano di rientro dal disavanzo sanitario ma la sanità è ancora commissariata.

Il problema è che la sanità, con l’autonomia regionale, è diventata ovunque una grossa torta da spartire, a tutto discapito del cittadino utente. E allora ecco che si capisce perché Gino Strada, il fondatore di Emergency, che pure è un medico specializzato in chirurgia d’urgenza e ha creato dal niente innumerevoli ospedali in zone di guerra o colpite da pandemìe, non può essere persona gradita dalla classe politica tutta.

Egli ha dichiarato di non aver votato per trent’anni fino al sostegno alla lista L’altra Europa per Tzipras, ha operato in varie zone di guerra, dall’Afghanistan al Pakistan, dall’Etiopia alla Somalia, in Bosnia Erzegovina. Critico nei confronti di tutti i governi italiani che hanno mantenuto contingenti in zone di guerra, per le loro ingenti spese in armamenti e per le politiche nei confronti dei migranti.

Insomma, quello che si dice un pacifista radicale e, ahimé, anche un po’ comunista, non può essere il commissario alla sanità della regione Calabria, pure se da ultimo con la sua Emergency è stato fra quelli che hanno combattuto efficacemente contro la pandemìa di Ebola in Africa, anche se i suoi ospedali sorgono dove ci sono epidemìe, carestie o guerre. Infatti, la destra è prontamente insorta, riesumando il suo solito Jolly: Bertolaso!

Almeno stavolta si facciano scelte coraggiose, coinvolgendo una persona indipendente e capace, esperta nell’affrontare situazioni estreme e, non legato ad alcun carrozzone politico, sicuramente in grado di rifondare la sanità calabrese e risanare i dissestati bilanci.

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