Uno dei problemi principali delle forze progressiste e della democrazia italiana è che il terreno della comunicazione è in mano alla destra berlusconiana-meloniana e poi dei giornali grosso modo di lor signori. So benissimo che fra i cosiddetti giornaloni borghesi e i gazzettieri della destra vi sono differenze e anche contrapposizioni non trascurabili e anche dentro di loro. Per non dire fra e dentro i canali televisivi.
La comunicazione social, poi, è un canale relativamente recente, anzi un terreno di combattimento quotidiano che sfugge alle logiche di TV e giornali. Basta salire su un mezzo pubblico e vedere che tutti sono attaccati ai loro smartphone per capire come e quanto, perfino antropologicamente, è cambiato dall'epoca fordista.
E l'esperienza recente ci dice anche, però, che quando la rabbia sociale viene incanalata da qualcuno, vedi il trasversalismo del M5s nel periodo fra il 2013 e il 2018, non c'è dominio nei mass media che possa fermarlo. I pentastellati di una loro estraneità e assenza dal circolo politico-mediatico ne fecero un punto di forza.
L'abbandono nel campo della comunicazione dei mezzi e di antiche virtù della sinistra è stata una componente non secondaria di una regressione paurosa della sinistra medesima e dell'intera democrazia italiana.
Sappiamo tutti, per esempio, quando i giornali avevano un peso assai più grande di quello attuale nell'orientare l'opinione pubblica, che le origini della stampa italiana sono storicamente segnate dal possesso dei giornali come strumento dei grandi gruppi industriali per i loro interessi, facenti capo, a grandi famiglie e capi famiglia.
Ma il movimento operaio cercò di contrastare quella situazione attraverso la costruzione di grandi strumenti di "contro informazione" e in pari tempo di formazione e orientamento quotidiano dentro un orizzonte egemonico.
Togliatti, per esempio, diceva che l'Unità, allora organo del Pci, doveva ambire ad essere un grande giornale popolare e, per le forze progressiste legate organicamente al mondo del lavoro, il loro Corriere della sera.
Ora siamo, nel cambio di epoca, in una situazione ben più arretrata e regrediente frutto del trentennio berlusconiano che non è per nulla finito. Perciò occorre che i leader della sinistra e i loro gruppi dirigenti progressisti imparino in fretta un mestiere che è stato dimenticato: come approfittare degli spazi che vengono loro offerti in Tv e sui giornali per imporre la loro narrazione politica evitando ogni trappola mediatica.
Per esempio, ha ragione Conte a dire che il Grillo di sabato scorso è stato strumentalizzato, così come la Schlein lo fu per l'intervista a Vogue con l'"armocromia" per nascondere tutto il resto. Ma la destra e anche i nostalgici del Pd renziano fanno il loro mestiere, bisogna saperlo, e proprio per questo occorre evitare di dar loro, per quanto possibile, ogni pur minimo appiglio. La denuncia a posteriori della strumentalità è sempre bene farla ma ha sempre un sapore difensivo.
E porsi, in pari tempo, il problema strategico di ricostruire strumenti consistenti nella comunicazione (giornali, Tv, social) che ridiano voce alla sinistra e all'Italia progressista e per bene.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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