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Venerdì, 29 Mar 2024

Se c’è qualcuno che vede da sempre i migranti come una ricchezza e la Terra come una rete di comunità, quello è Slow Food che, per la dodicesima volta dal 1996, il prossimo 20 settembre aprirà le porte Terra Madre Salone del Gusto, mettendo al centro della propria riflessione i fenomeni migratori e i problemi delle comunità indigene, visti come conseguenza di politiche e scelte poco lungimiranti.

Il Salone ospiterà oltre mille espositori provenienti da oltre cento paesi del mondo, 5.000 tra contadini, pescatori, cuochi, docenti e ricercatori.

Un evento dedicato al cibo buono, pulito, sano e giusto e all’agricoltura di piccola scala in tutto il mondo, che nel tempo ha donato consapevolezza alle comunità sull’importanza di preservare le tradizioni agroalimentari contro le multinazionali che vogliono accaparrarsi l’esclusiva sui semi e che stanno distruggendo la biodiversità. «È di questi giorni la fusione di due multinazionali, Monsanto e Bayer. Cambiano nome ma la sostanza è la stessa. E noi non ce ne dimentichiamo – ha ricordato il presidente di Slow Food Carlo Petrini, che ha poi aggiunto – Insieme potranno anche avere tutti i miliardi del mondo, ma la loro potenza non è comparabile a quella della moltitudine delle nostre comunità. Neanche la millesima parte. A Torino organizziamo una grande operazione di fraternità mondiale».

La manifestazione quest’anno sarà organizzata da Slow Food, Città di Torino e Regione Piemonte, in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e il coinvolgimento del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, nell’ambito delle attività previste per l’anno del cibo italiano e sarà finanziata da diverse aziende.

Un’edizione con lo sguardo volto a chi oggi è in difficoltà, perciò simbolicamente si è deciso di recuperare dalla tradizione operaia i barachin (i contenitori portavivande degli operai in fabbrica): nei cinque giorni dell’evento di settembre ci saranno centinaia di ragazzi che distribuiranno barachin con pietanze preparate dagli chef di Terra Madre Salone del Gusto a 5 mila famiglie bisognose o a persone sole che non possono uscire di casa e partecipare al Salone. «Perché la cultura del cibo – ha concluso Petrini – deve essere per tutti».

«Dal 2016 abbiamo avviato un percorso di dialogo e apertura verso un numero di persone più ampio possibile. A settembre proseguiamo questo cammino e auspichiamo una partecipazione sempre più grande, che sia vera e attiva verso i processi di cambiamento sui quali ci confrontiamo, per un evento in cui tutti possano partecipare e non come semplici visitatori – ha aggiunto Gaetano Pascale, presidente di Slow Food ItaliaTerra Madre Salone del Gusto ci rinvigorisce per proseguire nel nostro lavoro, per dare forza alle comunità in tutto il mondo, per continuare a essere moltitudine verso un cambiamento positivo».

Insomma, un evento controcorrente, sempre più globale ed interculturale, che pone al centro tutte le persone del mondo e che propone buone pratiche da replicare ogni giorno perché i comportamenti di ciascuno di noi incidono sul futuro della Terra. Perciò, il tema scelto per questa edizione sarà Food for Change, con la convinzione che il cibo sia il più potente strumento per avviare una rivoluzione lenta, pacifica e globale. Gli organizzatori hanno sottolineato che “se vogliamo cambiare il mondo, cominciamo dai piccoli gesti quotidiani, come la scelta consapevole delle materie prime che usiamo per realizzare le nostre ricette. Se lo facessimo tutti, vedremmo gli effetti sulla qualità e salubrità dei prodotti, sulla tutela degli ecosistemi e della biodiversità, sui mercati globali e la distribuzione delle risorse. Sulla vita di ogni giorno”.

Terra Madre Salone del Gusto quest’anno tornerà, per motivi di sicurezza, al Lingotto - la scorsa edizione si era svolta nelle strade di Torino - ma vi saranno eventi anche in altri luoghi della città, come il nuovo edificio “La Nuvola” Lavazza.

Ma non basta, il Salone, già da giugno, si estenderà a tutto il Piemonte con iniziative in tutte le provincie e con 15 itinerari (organizzati insieme alle Condotte Slow Food del territorio), per scoprire le bellezze artistiche e paesaggistiche della regione e gustare i prodotti più significativi nei luoghi in cui nascono. Nel Biellese, ad esempio, il tour toccherà il santuario di Oropa e il ricetto fortificato, che sono nella zona della pezzata rossa e del nebbiolo, e permetterà di conoscere due Presìdi Slow Food: il burro dell’Alto Elvo e il formaggio macagn. Un itinerario di due giorni tra Alba, Langhe e Roero, dove Slow Food è stata fondata, permetterà di scoprire le colline del “vino dei re”: il Barolo; gli altri grandi vini piemontesi come il Barbaresco e di partecipare a una ricerca in notturna del pregiato tartufo bianco.

Enti e associazioni hanno organizzato oltre 150 eventi in diversi quartieri torinesi, a partire da Palazzo Reale dentro e attorno al quale si potranno degustare vini o birre, per finire ai quartieri popolari come Mirafiori e San Salvario. Nel primo, ad esempio, si potrà partecipare a uno dei laboratori di autoproduzione collettiva “Mani in pasta”, dove le anziane del quartiere insegnano a confezionare diversi formati di pasta fresca. Oppure, assistere a uno degli incontri – spettacoli teatrali, reading letterari, concerti – ideati da A.C.T.I. Teatri Indipendenti, Almateatro e Tedacà per riflettere sul tema della migrazione, della convivenza, dell’incontro.

Turismo Torino e Provincia propongono, invece, visite guidate, anche in bici, tra Residenze reali, chiese barocche e artigiani dell’agroalimentare.

Al Lingotto sarà possibile partecipare ai Laboratori del Gusto e alle Scuole di Cucina: 104 incontri con cuochi anche molto famosi, produttori, appassionati ed esperti. E con Slow Meat e Slow Fish si potranno scoprire varietà di animali a noi sconosciute e allevate nel rispetto del benessere animale o capire come mangiare pesce senza contribuire alla scomparsa di alcune specie, preferire pesci locali, adulti e di stagione, magari poco conosciuti.

E ancora, allo storico Ristorante del Cambio, oltreché da Eataly e sempre al Lingotto, si esibiranno cuochi, più o meno stellati - da Ana Roš, miglior cuoca del mondo nel 2017, a Gísli Matthías Auðunsson, giovane chef islandese dell’Alleanza Slow Food di Haimaey, piccola isola di pastori e pescatori, con le sue ricette a base di alghe, erbe spontanee e radici - provenienti da tutta Europa perché - come dicono dalle parti di Slow Food - «Se il cibo può essere motore di cambiamento, gli chef ne sono tra i primi artefici. Con il loro lavoro, sono ambasciatori dell’eccellenza della materia prima, della scoperta o riscoperta di prodotti, produttori e territori, di cultura, non di rado anche di comportamenti più responsabili nei confronti del pianeta che abitiamo».

Il programma è stato costruito con il contributo delle migliaia di delegati di Terra Madre nel mondo ed è volto ad approfondire, appunto, tutte le tematiche attinenti ai migranti e alle popolazioni indigene (principali custodi della biodiversità, il 67% dell’agrobiodiversità del pianeta è concentrato nei loro territori, e da secoli lavorano per conservarla). Le loro conoscenze, generalmente sottovalutate, sono essenziali per affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico, l’insicurezza alimentare e le disuguaglianze. Se ne parlerà nei Forum della rete Indigenous Terra Madre evidenziando l’importanza di promuovere e proteggere i sistemi di produzione alimentare di questi popoli, il loro approccio olistico, il ruolo delle donne, il lavoro in rete per la difesa e la gestione della terra e dei beni comuni.

«Il cibo è un potente motore di integrazione – ha detto Abderrahmane Amajou, responsabile progetto Migranti della Chiocciola -. I migranti sono un motore potente per l’economia. Insieme, ad esempio, cercheremo di capire perché, nonostante ci sia una legge sul caporalato in Italia, succedano ancora episodi tragici come quello accaduto in Calabria a Sacko, solo l’altro giorno».

Altro testimone di come il cibo può cambiare il futuro è Pierre Thiam - uno chef di origini senegalesi, molto noto a New York, dove è stato definito “il re della nuova cucina africana” - il quale ha riscoperto il fonio, un cereale ritenuto miracoloso per le sue caratteristiche nutrizionali e agronomiche che ne permettono la coltivazione con poca acqua e in ambienti difficili. «Questo piccolo seme può cambiare le sorti del continente africano e in particolare della fascia subsahariana del Sahel, la più povera, quella da cui centinaia di migliaia di giovani partono rischiando la vita alla ricerca di fortuna verso l’Europa – ha detto Thiem –. Per questo sto lavorando affinché la coltivazione del fonio possa raggiungere i mercati internazionali».

Si parlerà anche dell’importanza dell’educazione alimentare e della salubrità dei pasti nelle mense scolastiche, come dimostra la storia del Convivium Slow Food di Praga che due anni fa ha lanciato il progetto Dream Canteen influenzando anche la politica nazionale e contribuendo alla ratifica del cosiddetto Titbit Drecree, che ha proibito la diffusione degli snack industriali nelle vending machine e nei bar delle scuole e promosso la distribuzione di merende più salutari, come frutta e verdure.

Il programma completo, le ultime notizie e la possibilità di acquistare in prevendita i biglietti di ingresso o di riservare gli appuntamenti su prenotazione sono su www.salonedelgusto.it.

L’incasso, al netto dei costi di gestione, verrà interamente destinato a finanziare il “diritto di partecipazione” dei 2mila delegati di Terra Madre e i progetti della rete Slow Food in Africa.

Nei giorni dell’evento, il costo del biglietto di ingresso singolo acquistato alle casse è 10 euro.

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