Nemesi di Walter Hill, con Sigourney Weaver, Michelle Rodriguez, Tony Shalhoub, Anthony La Paglia, Caitlin Gerard, Terry Chen, durata 95’, nelle sale dal 19 ottobre 2017, distribuito da Notorious Pictures.
Recensione di Luca Marchetti*
I critici americani l’hanno fatto a pezzi, senza pietà, dividendosi tra giornalisti tronfi del loro altezzoso rancore e stupidi blogger pronti a sfornare l’articolo più insulso e inutilmente cattivo. Molte associazioni per la difesa dei diritti dei transessuali l’hanno giudicato aspramente, irritati di fronte (all’evidente) sciatteria con cui temi e personaggi a loro cari, sono trattati.
In Italia e nel resto del mondo, il film è uscito nel quasi completo anonimato (non credo siano stati trasmessi da nessuna parte trailer o clip pubblicitari). Eppure, nonostante (o meglio, grazie a) tutti questi ostacoli e nemici, Nemesi di Walter Hill è un film da difendere. Sia chiaro, l’ultimo lavoro del grande regista (autore di 48 ore e I guerrieri della notte) è, oggettivamente, un disastro.
Confuso, superficiale ed evidentemente realizzato con un budget ridottissimo, il film porge il fianco a centinaia di critiche. Lo ricordiamo bene il poster minimal apparso sul lungomare di Cannes un paio di anni fa, tra la pubblicità dell’ennesimo action asiatico e la locandina nuovo film di Nicolas Cage, che ci aveva lasciati interdetti, già pronti al peggio.
Eppure, anche di fronte a un lavoro del genere, riteniamo non solo utile scrivere di Nemesi ma, soprattutto, crediamo sia necessario ragionare sul senso ultimo di quest’opera. Oltre alla trama assurda (più vicina al fumetto che al Cinema), le recitazioni sovraeccitate e l’incolpevole penuria di mezzi economici, Nemesi, con tutti i suoi orrori, manifesta al suo pubblico il calore e la passione di un regista che, a quasi ottant’anni, non retrocede di un millimetro dalle sue convinzioni, dai suoi sogni.
Il film, infatti, pur scombinato e fallimentare, conserva dentro di sé un coraggio e una voglia difficilmente riscontrabili nelle tanto acclamate pellicole di autori più giovani e quotati dalla grande critica. La tragedia del killer Frankie Kitchen, ritrovatosi donna a causa della vendetta di un chirurgo geniale e implacabile, genera una trama che, oltre alla divertente dose di violenza cinematografica (goffa ed estrema al punto giusto), apre una lunga riflessione sui corpi, sulle maschere e sui ruoli, che tocca vette di audacia notevole.
Eroico anche l’impegno di Michelle Rodriguez e Sigourney Weaver, bellezze mascoline e splendide forze femminee a loro agio in questa sfida a distanza, in questo scontro di vendette. Soprattutto l’attrice messicana riesce a dosare perfettamente il suo notevole lato action (già messo in mostra nella saga Fast & Furious) con una prova recitativa sofferta, non scontata, dando credibilità a un personaggio difficilissimo.
Sicuramente, Nemesi è un film che, nei ritmi e nei gusti del cinema di oggi, non trova spazio ma, se si riesce a dargli una possibilità, è commovente scoprire che alcuni autori, soli contro il mondo, hanno la forza di portare avanti il loro “brutto”, disastroso, Cinema personale.
*Critico cinematografico