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Venerdì, 19 Apr 2024

Trivelle in mareIl terremoto del 9 novembre scorso al largo di Fano non sembra essere la “copia” di nessuno dei terremoti recenti della costa marchigiana (1924, 1930, 1972).

La sequenza che è seguita suggerisce una sorgente più esterna (Figura 1) secondo il modello DISS.A parte gli aspetti scientifici, sono già emerse le prime avvisaglie del richiamo alla possibile causa antropica di questi terremoti, in particolare in riferimento alle operazione di ricerca e estrazione di idrocarburi, peraltro non attive in questa fase ma in via di riattivazione. Questo richiamo non può non riportare alla mente il “tormentone delle trivelle” seguito alla sequenza sismica del 1972.

 

Figura 1 – Sorgenti sismiche dell’area costiera marchigiana secondo il modello DISS e epicentri della sequenza
iniziata il 9 novembre

Nei primi sei mesi di quell’anno, il territorio anconetano era stato scosso da una lunga sequenza di eventi non molto energetici (magnitudo 4.7 il maggiore) ma poco profondi e localizzati nei pressi della costa. Nell’immaginario collettivo dell’epoca e nella narrazione pubblica tuttora dominante la sequenza del 1972 è saldamente radicata come la massima catastrofe sismica mai subita da Ancona e viene addirittura paragonata alla sequenza appenninica del 2016.

Questa convinzione fu determinata dal ripetersi delle scosse, che provocarono danneggiamenti diffusi ad Ancona e in diverse località della provincia e costrinsero molti abitanti ad abbandonare le proprie case e a vivere in alloggi di fortuna (tende, vagoni ferroviari ecc.) per diversi mesi. Fu determinata anche dalla tipologia delle informazioni diffuse in quel periodo (l’intensità veniva assegnata secondo la cosiddetta scala “Mercalli-Sieberg”, oggi non più in uso e sostituita dalla Mercalli-Cancani-Sieberg), unitamente alla consueta esagerazione da parte dei media (ad esempio, per l’evento del 14 giugno ad Ancona si parla ancora di I = 9 o addirittura 10, e di magnitudo paragonabile a quella del terremoto di Amatrice del 2016).

In realtà, se ad esempio si mette a confronto l’area interessata dal terremoto del 1930 con quella interessata dall’evento del 4 febbraio 1972 (i cui effetti maggiori, peraltro, rappresentano il cumulo di quanto sperimentato fino a quel momento) si può vedere che la prima è nettamente più estesa della seconda e che gli effetti del primo terremoto sono molto più rilevanti (Figura 2).

 Fig.2 2

Figura 2 – Distribuzione di intensità dei terremoti del 30 ottobre 1930 e del 5 febbraio 1972
(da Rovida et al., 2022)

Ulteriori aspetti scientifici sono rintracciabili a questo link. Ricordo che la sequenza avvenne quando la sismologia moderna muoveva i primi passi e che le ricerche svolte allora rivestirono un carattere assolutamente pionieristico (Console et al., 1973).

Ma la sequenza del 1972 va anche ricordato per la polemica sulla possibile relazione con l’attività di prospezione dell’AGIP in Adriatico (“trivellazioni petrolifere”), innescatasi nei primi mesi e rinfocolatasi dopo che, con i terremoti del febbraio, la sequenza sembrava esaurita e invece riprese con il terremoto del 14 giugno (si veda fra le altre cose Caracciolo e Castelli, 2016 e naturalmente il bel volume Il terremoto di Ancona (Frezzotti, 2017).

Rileggere la stampa di allora e in particolare il quotidiano locale Corriere Adriatico (il cui archivio è purtroppo andato disperso) propone la forsennata ricerca – allora come oggi – del responsabile a tutti i costi dei terremoti, identificato appunto nelle perforazioni per la ricerca di idrocarburi, a dispetto della lunga storia sismica della città di Ancona che aveva subito terremoti anche in tempi “non sospetti”. Nelle Figure 3 e 4 vengono proposti alcuni stralci, rispettivamente da La Stampa del 16 giugno e dal Corriere Adriatico del 7 agosto.

 

Figura 3, da La Stampa del 16 giugno 1972

 

Figura 4, dal Corriere Adriatico del 7 agosto 1972

Si tennero conferenze pubbliche seguite da accesi dibattiti; il Comune di Ancona organizzò addirittura una conferenza internazionale bi-partisan, invitando esperti dagli US, dalla Yugoslavia, dalla Cecoslovacchia e dall’URSS (questi ultimi due non intervennero) per discutere e possibilmente dirimere la questione.

I ricercatori esclusero la causa antropica dei terremoti e invitarono a cercare di conoscere meglio le caratteristiche geosismiche del territorio e la vulnerabilità degli edifici (Kisslinger, 1972). Ma questo non bastò e un gruppo abbastanza agguerrito di cittadini rimase sulla breccia invocando la chiusura delle ricerche in mare; fra questi, il preside di una scuola superiore pubblicò un opuscolo che viene gelosamente conservato da molti anconetani (Figura 5).

 

Figura 5

Da allora la conoscenza ha fatto molti progressi e la letteratura scientifica fornisce molto materiale relativo a terremoti correlabili ad attività umane; la presunta o possibile correlazione resta ancora nel campo delle ipotesi di studio. Fanno eccezione gli eventi legati al cosiddetto “fracking”, ovvero l’iniezione di liquidi ad alta pressione nel sottosuolo per forzare l’emissione di gas o petrolio, eventi la cui origine antropica è accertata. Il fracking, comunque, è vietato in Italia.

Che questo terremoto sia una protesta del mare Adriatico, schierato con l’attuale opposizione, contro la ripresa della attività di estrazione? Scherzo, naturalmente, ma sono convinto che la questione verrà riproposta con una certa intensità…..Senza contare che i risultati "energetici" delle trivellazioni nostrane sono risibili nel rapporto costi-benefici, ma estremamente dannosi per l'ecosistema marino.

Massimiliano Stucchi
Sismologo, già dirigente di ricerca e direttore della Sezione di Milano dell’INGV
Fondatore e curatore del blog terremotiegrandirischi.com
facebook.com/massimiliano.stucchi.585
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Riferimenti
Caracciolo C.H. e Castelli V., 2016. Terremoti, trivellazioni e opinione pubblica durante il periodo sismico anconetano del 1972. Atti del convegno GNGTS, 120-123;
Console R., Peronaci F. e Sonaglia A., 1973. Relazione sui fenomeni sismici dell’ Anconitano (1972). Ann. Geofis., Suppl. al vol. XXVI, 3-148
Frezzotti F., 2011. Il terremoto di Ancona. Ed. Affinità Elettive, Ancona, 260 pp.
Kisslinger C., 1972. The Ancona, Italy Earthquake Swarm, 1972, Earthquake Notes, XLIII, 4.

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