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Giovedì, 18 Apr 2024

Il Parco nazionale del Circeo è stato istituito con legge 25 gennaio 1934, n.285 e il territorio, estendendosi nei Comuni Latina, Sabaudia, San Felice Circeo e Ponza, è stato ampliato a seguito delle emanazione di sue decreti del presidente della Repubblica, il primo, in data 2 luglio 1975, e, il secondo, in data 23 gennaio 1979, che hanno disposto l’inclusione dei laghi costieri di Fogliano, Monaci e Caprolace e dell’Isola di Zannone.

L’Ente gestore è stato istituito, sempre con decreto del Presidente della Repubblica (datato 4 aprile 2005), ma solo nel 2007 sono stati nominati il Presidente ed i componenti del Consiglio direttivo. Fino a tale data il Parco è stato gestito dal Corpo forestale dello Stato.

La sede legale e amministrativa è ubicata nel Comune di Sabaudia.

Oltre ad essere dotato dello Statuto, adottato nel 2008 e successivamente modificato per adeguarlo alle nuove disposizioni normative introdotte col Dpr 73/2013, il Consiglio direttivo dell’Ente nel 2017 ha approvato il Regolamento di organizzazione e funzionamento degli organi.

La Giunta regionale del Lazio, con deliberazione del 25 luglio 2017, ha adottato il Piano per il parco, il Rapporto ambientale e la Sintesi non tecnica (VAS), approvato dall’Ente con deliberazione presidenziale del 22 dicembre 2016.

In data 1° agosto 2017, l’Ente ha pubblicato i tre documenti di programmazione ed ha attivato la procedura delle osservazioni, prevista dalle leggi 394/1991 e 152/2006.

Dalla Relazione sul risultato del controllo sulla gestione finanziaria 2018 dei 22 Enti parco nazionali, redatta dalla Sezione controllo Enti della Corte dei conti, trasmessa alle Presidenze del Parlamento lo scorso 9 luglio, si apprende, tra l’altro, che il procedimento per la definitiva approvazione dei predetti documenti non si è ancora concluso.

Il Regolamento del parco è stato adottato dal Consiglio direttivo con la delibera n. 2 del 2012, contestualmente all'approvazione del Piano, come previsto dalla legge quadro n. 394/1991, previo parere favorevole della Comunità del parco, e poi trasmesso al Ministero dell’ambiente ai fini dell’istruttoria; nel 2016, ha avuto inizio l’iter per il suo aggiornamento.

L’Ente, alla fine dell’esercizio 2018, non aveva ancora predisposto il Piano pluriennale economico-sociale (PPES).

Il mandato del Presidente, in carica nel corso dell’esercizio 2018, è scaduto, periodo di proroga compreso, il 26 gennaio 2019 e, in attesa della nomina del nuovo Presidente, formalizzata con decreto ministeriale datato 8 ottobre 2019, le relative funzioni sono state svolte dal vice Presidente.

Il Consiglio direttivo ha esaurito il suo mandato quinquennale il 29 dicembre 2019, data dalla quale è iniziato il periodo di prorogatio.

Dalla citata Relazione della Corte dei conti, si rileva, inoltre, che la Giunta esecutiva dell’Ente, prevista dallo Statuto, non è stata eletta dal Consiglio direttivo, né nell’esercizio in esame né in epoca successiva.

L’altro organo dell’Ente, vale a dire la Comunità del parco, è costituito dal Presidente della Regione Lazio, dal Presidente della Provincia di Latina e dai sindaci dei comuni nei cui territori sono comprese le aree del parco, con l’aggiunta del Presidente della Comunità Arcipelago Isole Ponziane.

Il Collegio dei revisori, attualmente in carica, è stato nominato con decreto ministeriale del 22 maggio 2017.

Le unità di personale dipendente in forza all’Ente al 31 dicembre 2018 erano pari a 6, di ruolo con contratto a tempo indeterminato, di cui 1 in posizione economica C4; 2 in C1 e 3 in B2.

Sulla base di accordi intercorsi con il Ministero delle politiche agricole e forestali, sono stati distaccati presso l’Ente Parco due funzionari, con costi a carico dello stesso Ministero.

In considerazione della esigua dotazione di personale - riferisce la Corte dei conti - l’Ente, per la gestione di alcuni servizi, si avvale dal 2006, a seguito di convenzione annuale, del Raggruppamento Carabinieri per la tutela della biodiversità - Reparto Parco nazionale Circeo, gestore anche della foresta demaniale del Circeo.

Sulla base di tale convenzione (prevista dal Dpr 4 aprile 2005), rinnovata anche per il 2018 per un importo di 240.000 euro, hanno operato presso l’Ente, in assegnazione temporanea, 5 operai a tempo indeterminato.

Le funzioni di sorveglianza e custodia del patrimonio naturale protetto del Parco nazionale del Circeo vengono svolte ex lege dal Coordinamento Territoriale Carabinieri per l’Ambiente (CTCA), costituito da un organico di 21 unità.

Nell’esercizio esaminato dalla Corte dei conti, gli oneri per il personale dell’Ente sono stati pari a euro 410.011, esclusa la quota accantonata per il Tfr.

Il Direttore è stato nominato, per un quinquennio, con decreto ministeriale del 30 ottobre 2015.

Le attività istituzionali svolte dall’Ente nel corso del 2018 hanno riguardato monitoraggio, tutela e gestione delle specie animali e vegetali presenti nel territorio del parco; valutazioni sull’impatto antropico da pressione turistica nelle aree protette; organizzazione e sostegno di attività promozionali, divulgative, educative, culturali e scientifiche; funzionamento e manutenzione delle strutture per l’accoglienza e la fruizione e manutenzione ed integrazione dei percorsi naturalistici, didattici, culturali e turistici; emissione di autorizzazioni, pareri e nulla-osta di competenza dell’Ente parco; definizione delle procedure di abbattimento di immobili abusivi con il Comune di Sabaudia, i Carabinieri e la Regione Lazio e avvio di procedure relative a nuovi interventi di abbattimento, anche utilizzando uno specifico fondo a suo tempo assegnato dal ministero dell’ambiente; avvio del progetto LifeSamfix, per il monitoraggio e il contenimento di coleotteri di origine asiatica del genere Xylosandrus. L’Ente è capofila del progetto finanziato dalla Unione Europea.

Quanto al contenzioso, dalla su richiamata Relazione dei magistrati contabili si evince che, alla data del 3 giugno 2019, l’Ente aveva 12 giudizi passivi pendenti e che, con sentenza n.922 del 10 ottobre 2018, il Tribunale di Latina - Sezione Lavoro, ha condannato l'Ente al pagamento, in favore di un dipendente - per il periodo dal 1° gennaio 2011 al 30 settembre 2018, a titolo di differenze retributive - di 57.117 euro e, a titolo di differenze Tfr, di 4.244 euro, oltre rivalutazione monetaria, interessi legali, e spese di lite. Con nota dell’8 novembre 2018, l'Ente ha trasmesso tutta la documentazione all'Avvocatura generale dello Stato, che ha ritenuto di non impugnare la sentenza.

Con determina del 21 novembre 2018, l’Ente ha disposto la liquidazione delle somme (64.453 euro, oltre 25.977 euro per contributi previdenziali ed Irap e 3.648 euro per spese di lite).

Il Collegio dei revisori dei conti, dopo aver esaminato la questione, “ha ravvisato la sussistenza di profili di responsabilità amministrativa nella vicenda richiamando l’art.52 del d.lgs. n.165 del 2001”.

Preliminarmente all’esame del rendiconto finanziario 2018, la Corte dei conti ha rilevato che, come già avvenuto per i precedenti esercizi 2014 e 2017, il bilancio consuntivo è stato approvato oltre il termine del 30 aprile, stabilito ex lege, per cui “Questa Corte ritiene che il reiterato, mancato, rispetto del predetto termine, oltre a incidere negativamente sulla regolare gestione contabile, debba essere valutato attentamente dal Ministero vigilante, stante quanto disposto dall’art.15, c.1 bis, del d.l. n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 111del 2011”.

Nel merito del rendiconto di esercizio, la gestione finanziaria 2018, contrariamente al risultato positivo del 2017 (avanzo di euro 191.411), ha registrato un disavanzo pari a euro 656.523, riconducibile – precisa la Corte – al forte disavanzo della gestione in conto capitale, (478.262 euro) e a quello più contenuto della gestione corrente (178.261 euro).

Al riguardo, la Corte si è riservata di monitorare l’andamento della gestione finanziaria nei prossimi esercizi, tenuto conto, con riferimento al disavanzo riportato dall’Ente, dell’invito rivolto dal Mef allo stesso Ente a “verificare se le circostanze che lo hanno determinato abbiano carattere episodico o strutturale. In tale ultima evenienza è necessario che adotti le misure di correzione che consentano il ripristino di una stabile condizione di equilibrio”.

Le entrate correnti dell’Ente derivano per la quasi totalità (99,9 per cento) dai trasferimenti statali che, nel 2018, sono stati pari a euro 1.313.466 euro (-8,9 per cento, rispetto al 2017), di cui 1.245.466, a titolo di contributo ordinario da parte del Ministero dell’ambiente e 68.000 quale contributo per la Direttiva sulla biodiversità 2017.

Nulli i trasferimenti da parte degli enti territoriali e inesistente la capacità di autofinanziamento dell’Ente, come si evince dalla voce “vendita di beni e prestazioni servizi”, pari a zero nel 2018, come pure nel 2017. Tra le “entrate non classificabili in altre voci”, figurano solo 1.867 euro, per "proventi da conciliazione ammende".

“Tale dato – sottolineano i Magistrati contabili – è sintomatico dell’assoluta carenza di politiche gestionali dirette a reperire fonti autonome di entrata, che questa Corte ritiene di dover evidenziare in modo particolare”.

Le entrate in conto capitale, pari a euro 1.967.339 euro, hanno registrato un notevolissimo incremento rispetto al dato di 370.813 del 2017 e sono risultate derivanti da contributi straordinari del Ministero dell’ambiente (260.534 euro) e da contributi dell’Unione Europea, pari a 1.706.805 euro, per il già citato progetto LifeSamfix.

Le spese correnti (+ 5,8 per cento, rispetto al 2017), sono state pari a 1.493.635 euro; incidendo maggiormente sulle attività istituzionali, alle quali sono andati 686.601 euro, a fronte di 555.438, nell’esercizio precedente. In particolare, l’Ente ha incrementato le risorse per la conservazione della biodiversità (da euro 129.810, nel 2017, a euro a 280.259, nel 2018).

Anche le spese in conto capitale, pari a euro 2.445.601 euro, hanno registrato un sensibile aumento rispetto al dato del 2017 (220.941 euro), determinato dagli impegni per la partecipazione al progetto LifeSamfix, finanziato, come già detto, dalla UE, e da quelli relativi a diversi interventi istituzionali di recupero, promozione e sviluppo del territorio, questi ultimi. però, non coperti da entrate di analoga natura, il che – sottolinea la Corte – ha determinato lo squilibrio di parte capitale.

Le risultanze finali dell’esercizio in esame evidenziano un decremento dell’avanzo di amministrazione, risultato pari a euro 2.714.646, in diminuzione del 17,9% rispetto al 2017, quando il risultato positivo era stato di euro 3.305.010.

Il conto economico, infine, si è chiuso con un avanzo di 52.034 euro, a fronte di un disavanzo di 36.761 euro, registrato nell’esercizio 2017.

(11 - continua)

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