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- di Flavia Scotti
Con sentenza n. 22635/2015, la Cassazione – Sezione Lavoro – torna ad occuparsi di mobbing, indicando gli elementi necessari perché una messa in atto nei confronti del lavoratore possa essere considerata mobbizzante.
Con sentenza n. 22635/2015, la Cassazione – Sezione Lavoro – torna ad occuparsi di mobbing, indicando gli elementi necessari perché una messa in atto nei confronti del lavoratore possa essere considerata mobbizzante.
Il mancato rinnovo del contratto provoca un danno al pubblico dipendente, che va risarcito. A stabilirlo – come comunicato dalla Confsal Unsa – è stato, con sentenza n. 51/2016, il Tribunale di Reggio Emilia, al quale si erano rivolti 13 dipendenti pubblici.
La sesta sezione penale della Corte di cassazione, con sentenza n.6665 del 2016, ha stabilito che l’azione disciplinare esercitata per ritorsione costituisce abuso d’ufficio.
Con sentenza n. 22126/2015, la Suprema Corte di Cassazione è tornata ad occuparsi dei possibili effetti peggiorativi dei contratti collettivi di lavoro rispetto agli accordi sindacali preesistenti.
Un dipendente di un ente pubblico, sottoposto a procedimento disciplinare e licenziato il 21 agosto 2012, con provvedimento del commissario dello stesso ente, impugnava il provvedimento davanti al Tribunale, chiedendo che fosse dichiarato nullo per violazione dell'art. 55 d.lgs. n. 165/01, perché il procedimento era stato condotto da uno solo dei membri dell'ufficio disciplinare, composto, per regolamento, da tre persone.
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