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- di Adriana Spera
Più volte abbiamo scritto su questo settimanale che l’unico articolo di cui si compone la legge di stabilità del 23 dicembre 2014, n. 190, con i suoi 735 commi continua a riservare amare sorprese.
Più volte abbiamo scritto su questo settimanale che l’unico articolo di cui si compone la legge di stabilità del 23 dicembre 2014, n. 190, con i suoi 735 commi continua a riservare amare sorprese.
Di recente, è stata diffusa la notizia che Mario Capanna si è dimesso dal Corecom (acronimo di Comitato regionale per le comunicazioni) dell’Umbria, che presiedeva dal 2011, perché, come egli stesso ha precisato, la legge gli vieta di cumulare tale carica col doppio vitalizio di ex consigliere regionale e deputato.
Sul fenomeno del precariato nella pubblica amministrazione, segnaliamo l’importante contributo, che riportiamo per intero, del presidente onorario della Corte dei conti, Antonio Vetro, pubblicato nei giorni scorsi su Lexitalia.it, rivista giuridica alla quale il sindacato Usi-Ricerca è abbonato.
Dunque il QE di Supermario stabilisce che ogni mese la Bce, in gran parte per il tramite delle BC nazionali, compri 60 miliardi di titoli appartenenti a varie categorie ed emessi da soggetti assai diversi fra loro. Questi soldi, che verranno gentilmente depositati nei bilanci delle banche che li vendono, dovrebbero far sorridere imprese e famiglie e quindi rilanciare investimenti e consumi, anche considerando che diminuirà il costo dei debiti. Ma intanto dovrebbero restituire il sorriso che andava offuscandosi ai mercati finanziari, sia borsistici che valutari, alleggerendo il cambio dell’euro e quindi incoraggiando gli esportatori a produrre di più. E tutta la tiritera che conosciamo. A cominciare dal pretesto dell’inflazione bassa.
La recente sentenza della Corte di Giustizia Europea in materia di abuso dei contratti a tempo determinato nella Scuola pubblica ha fatto registrare numerosi commenti, anche perché il contenuto potrebbe estendersi al resto della Pubblica amministrazione.
In questo particolare e alquanto difficile momento storico, nel quale tutti i mali della nostra italietta sono a causa e per colpa dei “sindacati” e dei “dipendenti pubblici” (pubblica amministrazione in toto), mi resta difficile parlare (e scrivere) di sindacalismo all’interno della pubblica amministrazione.
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