I sogni segreti di Walter Mitty di Ben Stiller, con Ben Stiller, Kristen Wiig, Sean Penn, Adam Scott, Kathryn Hahn, Shirley MacLaine, Patton Oswalt, durata 114’, nelle sale dal 19 dicembre 2013 distribuito da 20th Century Fox
Recensione di Luca Marchetti
Remake del classico Sogni proibiti di Norman Z. McLeod (film del 1947), il progetto di un nuovo adattamento della fortunata novella di James Thurber era passato tra diverse mani prima di arrivare alla scrivania di Ben Stiller.
Oggettivamente il nome del comico americano non era ai primi posti nella lista per il regista perfetto cui affidare un progetto ambizioso e visionario come questo (tra gli addetti ai lavori le attese sullo script di Steven Conrad erano altissime).
Nonostante le interessanti prove già fornite dietro la macchina da presa (il demenziale Zoolander, l’esplosivo Tropic Thunder), Stiller è per tutti un volto legato indissolubilmente a un determinato tipo di commedia fatto di risate facili e gag sboccate (l’indimenticabile scena chiave di Tutti pazzi per Mary, ad esempio).
Un attore con questo curriculum cosa poteva dare alla storia di Walter Mitty, uomo comune perso nei suoi sogni ad occhi aperti, confinato senza prospettive nel suo laboratorio fotografico? La risposta, sorprendentemente, è un film sincero, in cui i vistosi e innegabili difetti (attribuibili ad una sana ingenuità) sono compensati dal suo grande cuore. Non date retta a chi liquiderà questa pellicola come un’opera infantile, piena di scelte registiche scontate e dal fastidioso spirito nostalgico/anti-modernista.
I sogni segreti di Walter Mitty è prima di tutto una favola, il racconto commovente di un tardivo esordio nel mondo di un uomo cui la vita ha impedito di esprimere il suo potenziale. Con la scusa di trovare il negativo perduto per la copertina dell’ultimo numero della leggendaria rivista Life, e spinto dall’amore inaspettato per la collega Cheryl (un’inedita Kristen Wiig, altra affermata comedian statunitense), Walter deciderà di usare il proprio potere onirico per diventare finalmente un uomo e vivere per una volta un’avventura fuori dalla propria testa.
Stiller, nel doppio ruolo di regista e protagonista, decide di seguire lo spirito originale di Thurber e non strafare con espedienti visivi tronfi e auto-celebrativi (come avrebbero probabilmente fatto Michel Gondry o Jean-Pierre Jeunet).
Affidandosi agli splendidi paesaggi fotografati da Stuart Dryburgh e concedendosi solo qualche sporadica scappatella alla sua vena più “rumorosa”, Stiller riesce a regalare al pubblico una favola moderna e originale, dove ogni elemento è immediato e funziona per il meglio. Perfino la presenza di Sean Penn, nei panni dell’avventuroso fotografo Sean O’Connell, in altri film spesso ingombrante e sopra le righe, qui è calibrata e realmente efficace per l’economia finale della storia.
Insomma, nonostante tutto quello che potete pensare, nel bene e nel male, su Ben Stiller, questa volta l’attore vi sorprenderà, aprendovi il suo cuore in un’edificante e emozionante pellicola.