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- di Rocco Tritto
Come noto, il termine straining (dal verbo inglese “to strain”, mettere sotto pressione, stressare) identifica uno stato in cui viene a trovarsi il lavoratore a seguito di comportamento ostile o stressante posto in essere volontariamente dal datore di lavoro o, comunque, da un superiore gerarchico.

Assente per malattia sul posto di lavoro per una settimana, un dipendente, a seguito di indagine effettuata da un’agenzia investigativa per conto del datore di lavoro, risultava aver prestato per due giorni, durante il periodo di infermità, attività lavorativa presso l’esercizio commerciale della propria coniuge.
Con ordinanza n. 2375/24, depositata il 24 gennaio 2024, la Cassazione - Sezione Lavoro - ha accolto il ricorso proposto avverso la sentenza n. 1743/19 della Corte di appello di Torino che, in accoglimento del gravame esperito dal Ministero della Salute, aveva annullato la decisione del Tribunale del capoluogo Piemontese, favorevole al ricorrente, dichiarando prescritto il dritto al risarcimento del danno subìto in conseguenza della somministrazione, durante la vita prenatale, del farmaco “Talidomide”.
Con sentenza n.1999/2024, depositata il 17 gennaio scorso, la Corte di Cassazione - Sez. Penale - ha respinto il ricorso avverso la decisione del 1° dicembre 2022 della Corte d’appello - Sezione Distaccata di Sassari – di conferma della sentenza del Tribunale che aveva condannato due dipendenti pubblici quali responsabili di truffa aggravata ai danni dello Stato e di inesatta indicazione dell’orario di lavoro (art. 55 quinquies,
Con ordinanza n. 34155, depositata il 6 dicembre 2023, la Corte di cassazione – Sezione Lavoro – ha accolto il ricorso proposto da un’Azienda Sanitaria Locale Toscana, avverso la sentenza della Corte d’Appello di Firenze n. 557/2017.
